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Bonorva

Il territorio di Bonorva fu abitato sin dal Neolitico e conserva tracce che attraverso l’età nuragica proseguono fino all’età romana e al Medioevo.

 

La testimonianza preistorica più rilevante è la necropoli di Sant’Andrea Priu, un complesso funerario composto da 20 domus de janas risalenti al Neolitico e all’età del Rame (4°-3° millennio a.C.).

All’interno delle grotticelle funerarie sono riprodotti particolari architettonici, come travi e pilastri che ricreano ambienti simili alle abitazioni dei vivi.

Spiccano per grandezza e stato di conservazione tre tombe: una di esse, la tomba del Capo, con ben 18 vani, è una delle sepolture ipogeiche più vaste del Mediterraneo.

La necropoli fu frequentata per lungo tempo. In età tardoantica e bizantina la tomba del Capo fu trasformata in chiesa rupestre. Più volte intonacata e affrescata con scene del Nuovo Testamento, fu intitolata a Sant’Andrea. Intorno al 10° secolo l’ipogeo divenne un complesso monastico benedettino, frequentato fino al 13° secolo.

 

Nelle vicinanze sono presenti anche la fonte sacra di Lumarzu e i nuraghi Puttu de Inza e Monte Donna.

 

Dell’età nuragica il territorio riporta traccia nei numerosissimi nuraghi. Il nuraghe polilobato Su Monte domina il complesso di San Simeone, un sito archeologico pluristratificato che comprende anche otto muraglie circolari dell’età del Rame.

 

Sono presenti anche resti di frequentazione di età punica e un insediamento di età romana, lungo la via consolare.

 

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