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Villaperuccio

Le più antiche testimonianze di insediamenti in territorio di Villaperuccio, centro situato nel Basso Sulcis, provincia del Sud Sardegna, risalgono al Neolitico recente (circa 5000 anni fa) e sono riferibili alla cultura di Ozieri.

Tra le aree archeologiche più interessanti vi sono l’abitato sito nell’altura chiamata S’Arriorxu, rinvenuto durante i lavori di scavo per la costruzione dell’acquedotto moderno, la necropoli a domus de janas di Marchiana, le due perdas fittas di Luxia Arrabiosa e di Monte Narcao in località Su Terratzu, i menhir di is Pireddas, is Melonis, Bacc’e Fraus, is Faddas e is Cotzas, ma soprattutto la necropoli prenuragica di Montessu, facente capo probabilmente al sopra citato abitato riferibile alla cultura di Ozieri.

La necropoli di Montessu sorge sulle propaggini meridionali del colle Sa Pranedda e costituisce il più vasto sepolcreto a domus de Janas presente nella porzione meridionale dell’isola. È costituita da circa 40 tombe caratterizzate da una grande varietà planimetrica e di dimensioni. Le più semplici sono composte da bassi ambienti monovano, le più complesse da camere pluricellulari articolate. In particolare, due sono le tombe che si contraddistinguono per le loro peculiarità legate alla sfera religiosa: la “Tomba delle spirali” e la “Tomba delle corna”. La prima è decorata con motivi a denti di lupo, una protome taurina e una serie di spirali da cui prende il nome, simboleggianti verosimilmente la fertilità femminile; la seconda invece è ornata da diverse coppie di corna scolpite, rappresentazione simbolica della potenza della divinità maschile.

Dalla necropoli, e nello specifico dall’area antistante alla tomba 5, proviene una statuina di terracotta alta circa 5 centimetri, priva della testa e della porzione inferiore del corpo, oggi conservata ai Musei Nazionali di Cagliari. La statuina presenta lo schema cruciforme tipico delle dee madri realizzate nell’ambito della cultura di Ozieri: ha un corpo a placca, le braccia ad alette, i seni ben in evidenza e i glutei sporgenti. Sulla superficie sono ancora presenti tracce di ocra rossa, sostanza dalla fortissima valenza simbolica, che richiama il colore del sangue e la sua forza vitale, nonché la rigenerazione.

L’area della necropoli di Montessu rimase in uso dal Neolitico finale per circa un millennio, fino all’età del Bronzo antico. Testimonianze riferibili all’età del Bronzo sono i resti di circa quaranta piccoli o medi nuraghi e di una capanna nuragica nel centro del paese, vicino al palazzo comunale.

 

 

Immagine in evidenza: necropoli di Montessu – ph. credits – Cristiano Cani via Wikimedia Commons

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