Il territorio di Uta, comune del Sud Sardegna a circa 20 km dalla città di Cagliari, presenta tracce di frequentazione umana risalenti al Neolitico finale (4000 – 3300 a.C.), come attestato dal sito su Niu de su Pilloni. L’area è caratterizzata dai resti di strutture disposte a circolo, forse capanne, protette da una poderosa cinta muraria, un tipo di architettura attestato pressoché esclusivamente nel centro e nord Sardegna. Tra il materiale rinvenuto figurano anche menhir, frammenti ceramici, litici e di ossidiana.
All’età del Bronzo risalgono numerosi nuraghi, alcuni in buono stato di conservazione, nelle località di su Planu de Monti Arrexi e s’Inziru. La più importante testimonianza di epoca nuragica, nel territorio di Uta, è stata l’eccezionale scoperta effettuata nella località di Monte Arcosu, oggi oasi montana protetta, dove, nel 1849, furono rinvenuti otto bronzetti votivi, databili all’età del Ferro (930 – 730 a.C.), attualmente esposti nei Musei Nazionali di Cagliari. Il gruppo comprende un fromboliere, due lottatori raffigurati in posizione di lotta, un arciere, un guerriero con scudo e spada, due oranti, una spada votiva con cervo infilzato e un capotribù. Quest’ultimo, alto circa 40 cm, risulta essere il più grande bronzetto nuragico finora ritrovato; indossa una doppia tunica, ampio mantello, copricapo a calotta, una bandoliera da cui pende, sul petto, un pugnaletto ad elsa gammata e un bastone nodoso. Sul mantello, all’altezza delle spalle, si notano due lembi sfrangiati, forse di una stola.La vicenda del ritrovamento di questi bronzetti è avvolta nel mistero in quanto nelle zone circostanti non sono state rinvenute tracce di edifici di riferimento, come ad esempio un santuario.
Immagine in evidenza: chiesa di Santa Maria – ph.credits – Kristobalite via Flickr