Nel territorio di Siurgus Donigala, centro della Trexenta nel sud Sardegna, che fino al 1927 era costituito da due distinti abitati Siurgus e Donigala, sono presenti tracce di frequentazione risalenti al Neolitico recente e finale, oltre un millennio prima della civiltà nuragica. Tra i ritrovamenti vi è un importante insediamento megalitico, costituito da circoli di pietre di arenaria di medie e grandi dimensioni; nella zona sono stati rinvenuti reperti in ossidiana e frammenti ceramici. Il sito, ascrivibile alla cultura di Ozieri, aveva probabilmente una funzione sacrale.
Sul monte Turri sono presenti i resti di un tempietto risalente al Neolitico e utilizzato fino all’età tardo-romana. Nell’area circostante si sono accumulati frammenti fittili combusti e ossa di animali, presumibilmente resti di sacrifici e rituali votivi.
La presenza umana in periodo prenuragico è attestata anche nelle domus de janas di Zraghi, vicino a una sorgente.
A Siurgus Donigala sono circa 40 i nuraghi conosciuti; il più importante è Su Nuraxi, sito in pieno centro abitato. I resti del villaggio si trovano sotto l’odierno abitato. Gli scavi effettuati nel 1983 hanno evidenziato il riutilizzo del nuraghe a scopi funerari in età tardoantica. All’interno della torre principale, il mastio, è stato rinvenuto un sepolcreto bizantino che ospitava almeno 15 defunti, dei quali sono stati ritrovati parte dei resti scheletrici e oggetti di corredo personale tra cui vaghi di collana in pasta vitrea, fibbie in bronzo, orecchini e una moneta d’argento di età giustinianea (552-565 d.C.).
Il nuraghe Arcei è ritenuto, per le caratteristiche costruttive, uno dei più antichi; resta solo la torre centrale e poche tracce del villaggio che sorgeva attorno ad esso, abitato fino all’epoca punica.
Al confine con Gerrei si trovano il complesso nuragico di monte Nuxi, il nuraghe Ega, con un villaggio abitato fino a epoca bizantina e il nuraghe Erra.
Siurgus fu un fiorente centro in epoca romana, diventando il “granaio di Roma”. Questa fase è testimoniata dai resti di villaggi e necropoli dall’età repubblicana all’alto impero. Il reperto più famoso è un vasetto votivo in bronzo con dedica a Esculapio.
Negli anni ’30, durante i lavori per la realizzazione del nuovo cimitero, venne alla luce una necropoli cartaginese e numerose tombe di epoca romana ad essa sovrapposte.