Il paese di Senorbì si trova nella Trexenta, regione che ha restituito testimonianze risalenti alle epoche più remote, a dimostrazione dell’importanza che la zona ebbe nel tempo.
Al Neolitico recente (4°- 3° millennio a.C.) risale la Dea Madre di Turriga, riconducibile alla tipologia di idoli in stile geometrico cruciforme e ritrovata nella località omonima al confine tra i territori dei comuni di Senorbì, Selegas e Ortacesus.
Durante l’epoca nuragica la presenza umana continuativa nel territorio è testimoniata dai numerosi nuraghi sparsi nella zona. Tra 8° e 7° secolo a.C. è collocabile il bronzetto ritrovato nel 1841 in località Santu Teru. Il bronzetto rappresenta un guerriero con elmo dotato di corna, corazza e schinieri.
Le testimonianze maggiori sono riferibili al periodo punico, quando alla fine del 6° secolo a.C. venne fondato un insediamento nell’altura di Santu Teru, coerentemente con la politica cartaginese di espansione e controllo territoriale dell’entroterra dopo la conquista della Sardegna.
L’abitato, che presentava una cinta muraria a protezione dell’acropoli e probabilmente officine fusorie, si sviluppò nei decenni successivi grazie soprattutto all’intensa attività agricola nella fertile regione della Trexenta.
Testimoniano il benessere raggiunto dai suoi abitanti i ricchi corredi provenienti dalla necropoli nell’antistante collina di Monte Luna.
La necropoli, in uso dal 5° al 3° secolo a. C., comprendeva sepolture di diverse tipologie, a fossa, a pozzo, a cassone con lastra di copertura, a loculo e a enchytrismos, ma la tipologia maggiormente attestata è quella a camera ipogeica con modulo d’accesso a pozzo.
Di eccezionale importanza sono i gioielli in oro, bronzo e argento, di fattura punica o importati dalle città della Magna Grecia. Spiccano in particolare le laminette in oro con volto di Gorgone e la straordinaria collana con pendente a ghianda.