San Vero Milis, comune in provincia di Oristano, presenta testimonianze di insediamenti umani a partire dal Neolitico (4° millennio a.C.), come attestato dal ritrovamento dei resti di almeno quattro villaggi. Sono presenti anche tre necropoli a domus de janas, le grotticelle artificiali scavate nella roccia, nel sito di Serra is Araus, a Putzu Idu e nella località di Sa Rocca Tunda.
La fase nuragica è documentata dai resti di circa trenta nuraghi, il più grande dei quali, il maestoso S’Uraki, si trova vicino all’abitato del paese. Si tratta di una complessa struttura, dotata in origine di dieci torri collegate tra loro da un antemurale; attualmente ne sono visibili solo sette. Intorno ad esso si sviluppava un villaggio di capanne. Da questa area proviene il bellissimo torciere in bronzo di tipo cipriota (8°-7° sec. a.C.), oggi esposto ai Musei Nazionali di Cagliari.
Tra il materiale ceramico rinvenuto finora è numeroso quello di epoca punica e romana-repubblicana, in quanto il nuraghe, costruito presumibilmente durante il Bronzo medio, fu interessato da una lunga frequentazione anche successivamente alla fase nuragica.
In età fenicio-punica e romana il territorio di San Vero Milis fu fortemente votato allo sfruttamento cerealicolo, prima sotto Cartagine e successivamente per Roma. Oltre ai cereali e all’ambito agricolo in generale, lo sfruttamento del territorio forniva anche altre risorse, come il sale di Sa Salina Manna e la pesca. A queste attività e ai commerci che ne derivavano era legato il Korakodes Portus o Korakodes limen, uno scalo portuale presso Capo Mannu.
Alla fine dell’epoca romana, con il mutamento della situazione politica ed economica, molti degli insediamenti vennero abbandonati.
Foto in evidenza: nuraghe S’Uraki
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