Il territorio di Macomer, grande centro del Marghine a 600 metri di altitudine, fu abitato sin dall’età preistorica, come è testimoniato dalla necropoli di Filigosa.
Il sito, datato alla prima Età del Rame, ha restituito un gran numero di reperti che hanno dato origine alla definizione di Cultura di Filigosa. Si colloca successivamente alla Cultura Sub-Ozieri ed è caratterizzata da vasellame ceramico piuttosto semplice, raramente decorato con impressioni digitali e graffiti con motivi di zig-zag, rombi, reticoli. Sono stati rinvenuti anche un minuscolo vasetto in legno, una capocchia di terracotta forse di ago crinale, un anellino in argento. Con i corredi funerari si sono rinvenuti resti umani, per i quali si è ipotizzata la pratica di deposizione secondaria, ma studi più recenti fanno invece propendere per rituali di deposizione primaria.
Precedente a Filigosa è il singolare ritrovamento effettuato in una grotta in località Marras, situata in una gola del Rio S’Adde. Qui nel 1949 fu rinvenuta fuori contesto una statuetta, chiamata la Venere di Macomer. È una figura femminile dagli ampi fianchi e dal volto zoomorfo in basalto alta 14 centimetri, datata inizialmente tra il Neolitico Medio e l’Eneolitico, quindi spostata al Neolitico Antico. Attualmente si tende a datarla tra il Paleolitico e il Mesolitico.
I siti nuragici del territorio sono molto rilevanti per numero e per importanza, come il nuraghe Santa Barbara e il nuraghe Orolo e il complesso di Tamuli.
Qui si trovano tre tombe di giganti, sei betili – di cui tre con rappresentazione dei seni a indicarne l’identificazione femminile –, un nuraghe arroccato sull’altura rocciosa che domina l’area e un villaggio di capanne a pianta circolare e rettangolare.