A Villanovaforru, piccolo comune situato nel cuore della Marmilla, nella provincia del Sud Sardegna, le più antiche testimonianze archeologiche risalgono alla preistoria, più precisamente al Neolitico, periodo a cui viene riferito un abitato del 5° millennio a.C. circa, ubicato dove ora sorge il centro storico del paese.
Ma è l’età nuragica che restituisce il monumento più importante di Villanovaforru, ovvero il complesso nuragico di Genna Maria, che sorge sulla cima di una collina, dominando in maniera strategica i territori circostanti. L’area archeologica risulta composta da un nuraghe quadrilobato caratterizzato da imponenti strutture, un antemurale turrito e un villaggio.
Il nuraghe, il cui impianto originario risale all’età del Bronzo medio, presenta una pianta quadrilobata, con mastio centrale e cortile circostante che racchiude un pozzo parzialmente scavato nella roccia. A sua volta, il bastione quadrilobato è delimitato da una cinta antemurale a sei torri angolari. All’interno e all’esterno di essa si trova un ampio villaggio, realizzato nei primi secoli dell’età del Ferro, periodo in cui l’area venne riutilizzata a scopo cultuale.
La successione delle varie fasi di vita che contraddistinguono il sito è testimoniata dai molti reperti rinvenuti presso l’area di Genna Maria, molti dei quali sono conservati presso i Musei Nazionali di Cagliari. Pregevoli per fattura sono le brocche askoidi decorate a stralucido o con motivi geometrici incisi, utilizzate per contenere il vino. Degno di nota è il grande ziro ovoide con piccole anse sulla spalla e assai peculiari sono anche i vasi portabraci e il piatto a comparti, pezzi di notevole rilevanza nel panorama della ceramica nuragica. In particolare, le brocche askoidi e i vasi portabraci rivelano notevoli influenze di provenienza orientale, che confermano, una volta di più, le assidue relazioni che le popolazioni nuragiche intrattennero, nel corso della prima età del Ferro, con le genti levantine. Numerose sono anche le lucerne, le ciotole e le scodelle, importanti indicatori delle attività relative alla sfera sia domestica che sacra.
L’area risulta abitata anche in epoca successiva a quella nuragica, dal periodo punico a quello romano. Degni di citazione sono, a questo proposito, la necropoli punico-romana di Melas e lo scavo del sacello di Genna Maria, che ha restituito una serie di ex-voto e strumenti rituali fra i quali preziosi oggetti in oro, incensieri figurati, lucerne multiple e monete bronzee puniche, romane, vandaliche e bizantine.