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Serri

Serri, paese del Sarcidano arroccato sull’altopiano basaltico della giara di Serri, conserva nel suo territorio uno dei santuari nuragici più estesi e meglio conservati dell’intera isola.

Sull’altopiano di Santa Vittoria fu condotta una delle più importanti campagne di scavo da parte del Soprintendente agli scavi e ai Musei Archeologici della Sardegna Antonio Taramelli, in carica dal 1909 al 1933: egli riportò alla luce il vastissimo santuario studiato a più riprese a partire dal 1909.

L’area restituisce tracce di frequentazione databili all’età del Bronzo, tuttavia è a partire dalla prima età del Ferro che il sito si organizza in un vero e proprio santuario.
L’area sacra si compone di diversi elementi:
– il recinto sacro, un “grande spazio idoneo a favorire l’aggregazione accogliendo un gran numero di pellegrini provenienti da vari villaggi che potevano assistere a riti ordalici oppure a gare di abilità”, come dice M.A. Fadda in “La Sardegna nuragica. Storia e monumenti”;
– il tempio a pozzo, costruito con blocchi di basalto ben squadrati;
– la via sacra;
– numerose capanne dalle diverse funzioni.
Le strutture sacre finora riconosciute con certezza sono due: il già citato tempio a pozzo e un tempio ipetrale, al cui interno sono stati ritrovati due altari monolitici che presentano al centro il canale di scolo utile a far defluire il sangue degli animali sacrificati.
Per quanto riguarda le capanne, una è da riferirsi alla lavorazione del bronzo, per la presenza la suo interno di scorie di fusione. Altre avevano invece probabilmente funzione di rappresentanza, di luoghi in cui la comunità si riuniva in assemblea, di ambienti destinati al consumo di pasti comunitari oppure ancora potevano essere destinate ad abitazione per il capo o per il sacerdote.

Nei pressi del tempio a pozzo fu edificata in età bizantina la chiesetta di Santa Maria della Vittoria.

A valle dell’altopiano si trova il sito di Biora, un insediamento romano del quale restano poche tracce, posizionato lungo una delle strade che da Cagliari, l’antica Carales, conduceva a Olbia.

 

 

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