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Sardara

Il territorio di Sardara, uno dei centri principali della regione del Medio Campidano, fu abitato già in epoca nuragica, come attestano luoghi di culto, villaggi e nuraghi in buono stato di conservazione e dai quali provengono numerosi reperti.

Fra le più importanti testimonianze vi è l’area archeologica di Santa Anastasia, in cui si trova un santuario attivo durante tutta l’età nuragica. Il principale luogo di culto è costituito da un pozzo sacro, realizzato con blocchi di basalto e calcare non lavorati: vi si accede attraverso un atrio dotato di sedili in pietra e una scalinata di 12 gradini, che conduce a una camera ipogeica circolare con copertura a tholos.

Attorno al pozzo sono visibili i resti di alcune capanne che hanno restituito reperti fittili e bronzei. La capanna numero 5 è stata identificata come sala del consiglio per la presenza di un bancone-sedile. All’interno fu rinvenuto un ripostiglio-tesoretto comprendente dodici lingotti di piombo – alcuni con tacche incise, interpretate come segni ponderali –, tre bacili di bronzo impilati e un orcio, coperto da tre lingotti di piombo, che conteneva altri oggetti di bronzo.

La destinazione cultuale dell’area è proseguita senza soluzione di continuità fino all’età bizantina, come testimoniato dai resti di un edificio cristiano sotto la chiesa di Sant’Anastasia. All’interno della chiesa attuale, che risale al 15° secolo, si conserva inoltre un pozzo originariamente inserito all’interno di una capanna nuragica.

Nel 1912 non lontano dall’area archeologica di Santa Anastasia, in località Sa Costa, fu rinvenuta una sepoltura sconvolta e parzialmente distrutta, il cui corredo funerario era costituito dai due famosi bronzetti di arciere saettante, vestiti all’orientale, con grembiule borchiato, copricapo a calotta emisferica e paraguance borchiato, attualmente esposti ai Musei Nazionali di Cagliari.

La storia di Sardara è legata anche alle sorgenti termali ai piedi del colle del castello di Monreale, che in epoca romana erano chiamate Aquae Neapolitanae o Aquae calidae Neapolitanae, citate anche da Tolomeo nell’Itinerario Antonino. Nell’area sorgeva un importante complesso termale dotato anche di una grande vasca per i bagni, la natatio.

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