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Carbonia

Il territorio di Carbonia è stato frequentato fin dal Mesolitico come attestano i ritrovamenti nel sito di Sirri.
Sirri, piccola frazione del comune di Carbonia, in cui risiedono poche decine di abitanti, fu una villa giudicale medioevale sviluppatasi attorno alla chiesetta di Santa Lucia.
Il colle di Sirri è molto importante dal punto di vista archeologico per la presenza del sito preistorico di Su Carroppu.
Si tratta di un riparo sotto roccia utilizzato fin dal Mesolitico (circa 11000 anni fa) come luogo di sepoltura e abitativo.
Sono rilevanti le tracce risalenti al Neolitico antico rappresentate da sepolture e da resti di ceramica “cardiale”. La ceramica cardiale, decorata a impressione grazie all’uso di conchiglie, specialmente il cardium, è diffusa in buona parte del Mediterraneo occidentale (in particolare Francia meridionale) durante il Neolitico antico.
Il rituale funerario non è molto chiaro. I defunti erano deposti in posizione contratta con lastre di pietra poste sopra i corpi. Il corredo funerario era costituito da conchiglie forate e da un pendente di pietra e probabilmente anche da recipienti di ceramica e strumenti in ossidiana.
Dentro il centro urbano si trova la necropoli di Cannas di Sotto, che si data tra la fine del Neolitico e i primi secoli dell’Età del Rame. Il sito è costituito da 25 domus de janas con una o più camere accessibili dall’alto oppure attraverso un corridoio orizzontale.
Altra importante area archeologica nel territorio di Carbonia è quella di Monte Sirai.
Alle pendici di questa collina terminante in un basso pianoro sorge il Nuraghe Sirai, che comprende un complesso e maestoso nuraghe (datato 14°-9° secolo a.C.) all’interno di una fortezza (625-550 a.C. ca.) che include un villaggio caratterizzato dalla presenza di numerose attività artigianali. Questo complesso è una testimonianza molto importante della nascita di una comunità sardo-fenicia, come mostrano l’architettura mista e le ceramiche d’uso ibride, cioè caratterizzate da elementi propri sia della cultura nuragica che di quella fenicia. Qui è stata rinvenuta la più antica officina per la produzione del vetro della Sardegna, oltre ad alcune fornaci per la cottura della ceramica e per la calce, un laboratorio per la lavorazione delle pelli e resti di lavorazione dei metalli.
L’insediamento è di fondamentale importanza per la conoscenza del periodo più tardo della civiltà nuragica (Ferro II, 730-510 a.C. ca.), che coincide con il culmine della presenza fenicia nella Sardegna.
Sulla sommità del pianoro, invece, sono i resti di un importante abitato fenicio-punico, che sorse attorno alla fine dell’8° secolo a.C. in un’area che presenta tracce di frequentazione già a partire dal Neolitico e durante l’epoca nuragica, come mostrano i nuraghi presenti sul pianoro e sui fianchi.
La posizione di Monte Sirai è assolutamente strategica per ciò che riguarda le comunicazioni tra l’importantissimo centro fenicio di Sulky (S. Antioco) e i siti minerari sulcitani. Dell’abitato fenicio restano scarsissime tracce riferibili a qualche abitazione e una necropoli con sepolture a incinerazione. Il fulcro sembra essere il cosiddetto mastio, una struttura di grosse dimensioni, edificata sui resti di un precedente nuraghe, probabilmente destinata a scopi cultuali, come fanno pensare i numerosi oggetti votivi ritrovati al suo interno, tra cui una statua di Astarte.
Con la conquista punica della Sardegna, la città di Monte Sirai si espande e viene dotata di una cerchia di mura.
Le abitazioni si organizzano in quartieri paralleli sulla cima del colle. La tipologia architettonica è quella tipica del periodo punico: zoccolo in pietra, pareti in mattoni crudi e alzato in materiale deperibile.
In epoca punica si modifica il rituale funerario che passa dall’incinerazione all’inumazione prevalente, all’interno di tombe a camera ipogeica con corridoio di accesso.
All’età punica è da riferirsi anche il tofet, il santuario a cielo aperto dedicato alla sepoltura dei bambini nati morti o morti in tenera età. Il tophet di Monte Sirai è strutturato in due terrazze collegate da una rampa: la terrazza inferiore ospita le urne con i resti dei bambini e degli animali incinerati, mentre nella terrazza superiore sorge un piccolo sacello.
Il sito venne abbandonato all’inizio dell’età romana, alla fine del 2° secolo a.C.
Nell’area industriale della città di Carbonia (PIP) è stata, infine, rinvenuta un’ampia villa di epoca romana, che non è però attualmente visitabile.

 

 

ph. Patrimonio culturale – Sardegna Virtual Archaeology Progetto a cura della Regione Autonoma della Sardegna, Direzione Generale dei Beni Culturali, Informazione, Spettacolo e Sport Progetto cofinanziato dall’Unione Europea Programma Operativo FESR 2007-2013

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