Giovedì 26 alle ore 18:00 presso la Basilica di San Saturnino, Piazza San Cosimo, Cagliari, si terrà il trentaduesimo appuntamento dei “Dialoghi di archeologia, architettura, arte e paesaggio” organizzati dal Museo Archeologico Cagliari.
Questa settimana Domenico Staiti, Professore ordinario di Etnomusicologia e di Organologia Dipartimento delle Arti Università di Bologna, presenterà “Strumenti musicali aerofoni del Museo archeologico nazionale di Cagliari. Riscontri storici ed etnografici”.
A cura di Maria Antonietta Mongiu e Francesco Muscolino.
L’evento sarà trasmesso anche in diretta streaming sul canale Youtube e sulla pagina Facebook del Museo.
L’etnomusicologia in Sardegna ha solide radici e cultori in ambiti extra accademici e accademici. È la ragione che ha consentito di proseguire, nell’isola, una tradizione millenaria nell’uso della voce umana e di strumenti. Non ultimi quelli aerofoni. Denso sostrato che genera anche importanti sperimentazioni che immettono suoni ancestrali nella contemporaneità, obiettivo alla base del Progetto Euterpe nei luoghi della memoria ritrovata, promosso dal Museo archeologico nazionale di Cagliari e che come i Dialoghi sta avendo un importante riscontro nell’opinione pubblica. Per frequentare la memoria sono richieste solide competenze in tutti i protagonisti della scena e intense dialettiche tra mondi che sembrano lontani ma che non sono un altrove.
Domenico Staiti si occupa di etnomusicologia, a tutto campo, dalle musiche dei rom balcanici alle relazioni tra tradizioni scritta e orale della musica; di musica e genere e di musiche pastorali nell’area del Mediterraneo. Sui campi che riguardano più specificamente l’ambito organologico, indaga morfologie e tecniche esecutive dei tamburi a cornice e morfologia degli strumenti aerofoni, indagandone sia la dimensione archeologica e storica che quella etnografica. Come è noto, le collezioni del Museo archeologico nazionale di Cagliari danno conto di intricati percorsi di circolazione di culture, leggibili anche nella morfologia e nei contesti d’uso di strumenti musicali a fiato, doppi e tripli, riferibili a diversi contesti. Tra questi le statue puniche, riferibili al culto di Bes, mostrano suonatori di strumenti a fiato doppi. Ancora più noto è il bronzetto nuragico itifallico, proveniente da Ittiri, che mostra un suonatore di uno strumento aerofono a tre calami: unica attestazione antica di uno strumento a fiato triplo, che dà conto di come questa morfologia si sia precocemente attestata in Sardegna, e sia un antecedente storico delle più moderne launeddas. Va riconosciuto che la vicenda sarda si deve inquadrare nel più ampio contesto mediterraneo, problematizzando la questione delle origini e delle specifiche declinazioni che connotano il repertorio della Sardegna.