Per il nuovo appuntamento con il tour virtuale del Museo Archeologico di Cagliari vi mostriamo la statua del dio Bes esposta al secondo piano del Museo, a fianco alle vetrine con i reperti di Bitia, di cui abbiamo parlato nelle scorse puntate.
La statua fu rinvenuta all’interno di un santuario sul fianco della collina su cui svetta la Torre costiera di Chia. Il Soprintendente alle Antichità della Sardegna Antonio Taramelli seguì gli scavi dell’area tra maggio e novembre del 1933, scoprendo due ambienti, interpretati come abitazioni puniche, una necropoli con tombe puniche, romane e numerose inumazioni ad enchytrismos (in anfora) nella sabbia e un tempio nei pressi di quest’area sepolcrale.
Il santuario non è più visibile perché nuovamente interrato a scopo precauzionale nella metà degli anni ’50. Si presentava a pianta pentagonale con piccoli ambienti e alcuni altari e nei pressi di quello principale fu rinvenuta la statua. Le strutture erano edificate con blocchi di arenaria rivestite da vari strati di stucchi bianchi e rossi.
Un’iscrizione in lingua punica ritrovata all’interno ricorda i restauri del tempio sotto l’imperatore Marco Aurelio Antonino (2° o 3° secolo d.C.), anche se l’edificio di culto è certamente precedente.
Bes è una divinità salutifera del pantheon egizio, adottata dai Fenici e poi dai Punici come protettore dalla cattiva sorte e tramite questi popoli giunto in Sardegna, dove fu particolarmente venerato. Ne sono prova le varie statue del dio ritrovate oltre che a Bitia, anche a Maracalagonis, Cagliari e Fordongianus.
A Bes si rivolgevano i malati che offrivano al dio statuette in terracotta realizzate al tornio, raffiguranti i devoti che con le mani indicano la parte del corpo dolente. Questi particolari ex-voto erano deposti all’interno di un deposito votivo nei pressi del tempio e venne ritrovato durante la campagna di scavo 1955-1956 dall’allora Soprintendente alle Antichità della Sardegna Gennaro Pesce.
Secondo l’iconografia nota in Egitto, Bes è raffigurato come un nano, grasso, barbuto, con un serpente avvinghiato attorno all’avambraccio e un copricapo piumato. Il Bes di Bitia rispecchia l’iconografia standard, con il suo aspetto tozzo e tarchiato, il volto largo e schiacciato, il torso nudo con il ventre prominente e vestito solo di un perizoma. L’avambraccio destro è sollevato e la mano sinistra schiaccia la testa di un serpente, particolare che purtroppo non è oggi ben apprezzabile a causa del degrado.