Oggi il nostro tour virtuale farà tappa al secondo piano davanti alle vetrine contenenti una serie di reperti risalenti all’alto medioevo.
Si tratta di frammenti di arredi liturgici provenienti da varie località della Sardegna ed esposti in questa zona del Museo Archeologico solo da un paio di anni.
Dobbiamo immaginare che anticamente lo spazio interno delle chiese fosse organizzato in maniera molto diversa rispetto ad ora.
Gli arredi liturgici funzionali al rituale cristiano antico sono per la maggior parte stati rimossi e sono andati dispersi per varie ragioni. Una di queste è sicuramente legata alle variazioni del rito cristiano in epoca medievale e più recentemente anche alla riforma liturgica decisa dal Concilio di Trento (1545-1563), che portarono al cambiamento degli edifici ecclesiastici nell’Occidente mediterraneo.
Per immaginare la conformazione dell’arredo di una chiesa di età bizantina possono essere presi come esempio i marmi rinvenuti presso l’isola di San Macario a Pula, in provincia di Cagliari.
Tra questi il meglio conservato è un pluteo in marmo, ossia un pannello che, insieme ad altri analoghi elementi, faceva parte di un recinto che separava la zona dove i sacerdoti celebravano le funzioni sacre da quella riservata ai fedeli. Il manufatto è databile al 950 d.C. circa: vi sono rappresentati due animali fantastici tratti dal repertorio pagano e assimilati da quello cristiano, il grifo (corpo di leone e testa d’aquila) e il pegaso (cavallo alato), separati da un arbusto che rappresenta l’albero della vita. Gli altri due frammenti, appartenenti verosimilmente a un’unica recinzione, mostrano un leone in ambiente fiorito e un altro animale feroce dalla lunga coda.
Degli altri frammenti, anch’essi attribuibili alla stessa fase, non si conosce l’esatta provenienza, fatta eccezione per quello raffigurante una pavoncella nell’atto di beccare il frutto di una pianta d’acanto, che apparteneva verosimilmente al ciborio della chiesa di San Nicolò di Donori.