Istituita con una bolla del Pontefice Paolo III nell’aprile 1539, l’Arciconfraternita del Gonfalone è una associazione di fedeli tra le più antiche di Cagliari e di tutta la Sardegna. Essa ha il compito di aggregare e coordinare le confraternite devote a Sant’Efisio, di custodire e curare la chiesa a lui intitolata e di organizzare tutte le celebrazioni in onore del Santo, da gennaio a novembre.
L’appartenenza a questa associazione era, un tempo, appannaggio quasi esclusivo degli abitanti di Stampace, il rione di Cagliari nel quale è presente la chiesa dedicata al martire Efisio: ancora oggi la maggior parte degli oltre 150 soci della confraternita proviene da questo quartiere.
La guida della associazione è affidata alla cosiddetta Banca, composta dal Presidente, che ha tra gli altri il compito di mantenere i contatti tra le confraternite sarde devote al Santo, dal Tesoriere, che si occupa della parte economica relativa alla confraternita e custodisce il tesoro del Santo, e dal Segretario, che mantiene i rapporti con gli Enti e coordina le attività burocratiche dell’associazione.
Durante il mese della Festa di Sant’Efisio, dal 25 aprile al 25 maggio, dopo essere stato eletto a scrutinio segreto il 19 marzo, tutta la responsabilità passa al Terzo Guardiano che si assume il compito, in stretto rapporto con la Banca, dell’organizzazione e della buona riuscita di questo importante evento.
La mattina del 1 maggio, giorno della Festa, la Guardiania, che rappresenta l’antica guardia di cavalieri in frac e cilindro nero del Terzo Guardiano, si reca al Palazzo municipale di Cagliari per prelevare e fare da scorta all’Alter Nos – eletto tra i consiglieri comunali per rappresentare il sindaco del capoluogo – e assistere alla messa solenne celebrata a nome della città: a mezzogiorno, all’interno del suo cocchio in legno dorato trainato da buoi, il Santo, accompagnato dalla confraternita e dai fedeli provenienti da tutta l’Isola, comincia il suo pellegrinaggio verso l’antica città di Nora.
Testo di Francesco Mameli
Traduzione di Giusy Pitzeri, Carlo Garau
Foto di Francesco Mameli