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#racconti dal Museo Archeologico di Cagliari. Puntata 97

Bentornati all’appuntamento con il nostro tour virtuale del Museo Archeologico di Cagliari.
Oggi vi parliamo dei reperti del ripostiglio di Monte Arrubiu a Sarroch.

L’archeologo Antonio Taramelli pubblica nel 1926 una breve nota sul ritrovamento di Monte Arrubiu a corredo della relazione sugli scavi al nuraghe di Sa Dom’e s’Orku, sempre a Sarroch.

Il ripostiglio venne scoperto da due uomini alle falde del Monte Arrubiu, nascosto sotto terra a poca profondità. Un recipiente in terracotta conteneva asce in bronzo di varia tipologia, una zappetta in bronzo, quattro panelle lenticolari di rame, oltre ad una quindicina di chili di metallo in frammenti.
Le panelle furono fatte analizzare da Taramelli e si seppe che la loro composizione era quasi interamente di rame, con ossidi e poco piombo, mentre era assente lo stagno.

Gli strumenti sono definiti da Taramelli particolarmente robusti, con derivazioni di area iberica per ciò che riguarda le asce con occhielli, di cui parla anche Fulvia Lo Schiavo nel suo articolo “Produzione, distribuzione e conservazione degli strumenti da lavoro nella Sardegna nuragica” del 2004.

Le asce piatte non furono rifinite dal fonditore, infatti mostrano ancora le bave di fusione che avrebbero dovuto essere rimosse per permetterne l’utilizzo. Proprio per la presenza degli strumenti non ultimati e dei frammenti di panelle di rame Antonio Taramelli ipotizzò che il ripostiglio appartenesse ad un fonditore, che non poté mai recuperare il suo “tesoro”. Si tratta comunque di un’ipotesi, dato che lo stesso Taramelli ammette di non aver trovato indizi della presenza di un’officina fusoria nelle vicinanze del ripostiglio e neanche all’interno della capanna da lui indagata.

 

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