Bentornati per la nuova tappa del tour virtuale del Museo Archeologico di Cagliari.
Oggi parliamo di alcuni dei reperti rinvenuti presso la Grotta Pirosu in località Su Benatzu, nel territorio di Santadi.
La grotta si apre a poca distanza dal paese, alla base di una cresta rocciosa di calcare. All’interno della cavità naturale una diramazione laterale conduce a un’ampia sala, dove un imponente accumulo di oggetti votivi testimonia l’uso della grotta come luogo di culto durante tutto l’arco temporale coperto dalla civiltà nuragica, dall’età del Bronzo medio alla fine dell’età del Ferro (15° – 7° secolo a.C.).
Il deposito votivo era composto da circa 1500 recipienti in ceramica e oltre un centinaio di strumenti, armi, ornamenti e altri oggetti in rame, argento e oro.
Tutti questi oggetti erano offerte deposte nel santuario, costituito da una vasta sala con concrezioni e pozze d’acqua all’interno della grotta, dove una stalagmite tagliata fungeva da altare. Su di esso erano posate le offerte più preziose, come un tripode in bronzo finemente decorato. Davanti si trovava un pozzetto d’acqua, utilizzato forse per il rituale, e nelle vicinanze era presente un focolare, il cui utilizzo prolungato ha annerito l’ambiente.
I numerosissimi recipienti in terracotta potevano anche avere valore in sé, ma più probabilmente era il loro contenuto a essere offerto nel luogo di culto.
Nella vetrina sono esposti vasi a colletto, olle, bicchieri, tazze e scodelle, talora inglobati nella concrezione calcarea e spesso di dimensioni miniaturistiche.
Tra gli oggetti in metallo ci sono spade, coltelli, pugnali, spilloni, punte di lancia, anelli, bracciali, orecchini, spille e un pendaglio ad ascia.
Offerte molto preziose e raffinate sono il piccolo specchio e il diadema aureo di cui resta soltanto una lamina frammentata e decorata a sbalzo, oltre al tripode in bronzo già citato.
L’illuminazione della sala era affidata alle lucerne a foglia in terracotta e probabilmente alla navicella in bronzo a scafo largo e prua a testa di ariete.