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#racconti dal Museo Archeologico di Cagliari. Puntata 80

Bentornati al nuovo appuntamento con il tour virtuale del Museo Archeologico di Cagliari.
Oggi vi parliamo di uno dei reperti più noti di Nora e dell’intera Sardegna, la cosiddetta stele di Nora.

La stele di Nora è il più antico documento scritto della Sardegna e, forse, dell’intero Occidente. La sua datazione oscilla infatti tra l’850 e il 725 a.C.

L’iscrizione, realizzata su una lastra di pietra arenaria alta 105 cm e larga 57, del peso di 580 Kg, è disposta su 8 righe ed è ritenuta completa, anche se il supporto ha forse perso alcuni frammenti.

La traduzione del testo è controversa, ma gli studiosi sono concordi sul fatto che sia questa la più antica attestazione del nome della Sardegna, che compare nella terza riga (da destra a sinistra, dalla seconda alla quinta lettera). Non è però possibile determinare quale territorio o località questo termine indicasse. A prescindere dal significato dell’epigrafe, questo documento evidenzia l’adattamento in alfabeto fenicio di un toponimo che poi è rimasto ad indicare l’intera isola.

D’altronde numerosi toponimi delle città fenicie in Sardegna conservarono la radice linguistica locale: tra questi vi è la stessa Nora, che ha la medesima radice della parola “nuraghe”. È questo un chiaro segno di quella profonda e felice integrazione tra le genti locali e i nuovi arrivati, che oggi le ricerche archeologiche stanno dimostrando sempre meglio.

La stele fu rinvenuta nel 1773 riutilizzata in una recinzione presso il convento dei frati Mercedari di Pula. Si trovava ancora nel convento all’epoca del viaggio in Sardegna del Lamarmora e soltanto intorno al 1830 fu portata al Regio Museo Archeologico di Cagliari per essere esposta, quando ancora il museo non era altro che una sala concessa all’interno del museo di mineralogia dell’Università di Cagliari.

Fu sempre esposta al pubblico anche nelle successive collocazioni del museo presso il palazzo Vivanet e poi in piazza Indipendenza nella sede progettata da Dionigi Scano.

 

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