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#racconti dal Museo Archeologico di Cagliari. Puntata 72

Il nostro viaggio virtuale oggi ci porta alla scoperta del tofet di Sulci, l’attuale Sant’Antioco.

Spieghiamo prima di tutto cosa è il tofet. Si tratta di un’area sacra all’aperto, ben separata dalle zone abitative e dalle necropoli, presente in molte città fenicio-puniche del Mediterraneo Occidentale. Karales (Cagliari), Nora, Bitia, Tharros e naturalmente Sulci avevano il loro tofet.

La parola tofet è presente nei testi biblici in riferimento a una leggera altura nei pressi di Gerusalemme, con il significato di «luogo di arsione», motivo per cui alcuni studiosi ritengono che vi si svolgessero sacrifici cruenti di bambini.
Del resto anche l’allusione a sacrifici umani fatta dalle fonti classiche (in particolare dallo storico Diodoro Siculo) e il ritrovamento in queste aree di numerosissime urne in terracotta contenenti resti combusti di bambini e di neonati, uniti talvolta ad ossa di piccoli ovicaprini, nonché centinaia di stele votive sembrano confermare tale pratica.
Sebbene presso i Fenici e gli altri popoli antichi il sacrificio umano fosse una pratica conosciuta in particolari situazioni di crisi, tuttavia non avveniva secondo i modi, i tempi e le quantità indicate dalle fonti classiche. Fu a partire dagli anni ‘80 che nel dibattito sulla natura del tofet si cominciò a mettere in dubbio l’interpretazione tradizionale, anche sulla base delle prime analisi osteologiche sui resti dei bambini rinvenuti a Cartagine e negli altri santuari.
Esse permisero di accertare che in parte si trattava di ossa di feti, dunque di bambini non nati.
Cominciò così a profilarsi anche l’ipotesi che il tofet potesse essere un’area di sepoltura separata destinata a tombe infantili.

Le iscrizioni delle stele, rinvenute in gran numero, permettono di accertare che questo luogo di culto fosse dedicato al dio Baal Hammon e alla dea Tanit.
Il tofet di Sulci fu individuato e scavato in gran parte negli anni sessanta del secolo scorso, portando alla luce una notevole quantità di stele ed urne che si aggiunsero a quelle recuperate già nell’Ottocento.
Le stele scolpite spiccano per la notevole varietà di raffigurazioni, anche se una delle caratteristiche principali del tofet di Sulci è la rappresentazione della figura umana, sia maschile che femminile, spesso inserita all’interno di un tempietto.
Le figure umane raffigurate si trovano quasi sempre su un piccolo basamento, che porta a supporre che si tratti di una statua di culto o comunque di una raffigurazione divina.
L’aspetto dei tempietti raffigurati nelle stele ha permesso di individuare diverse fasi cronologiche: nelle più antiche (metà del 5° – metà del 4° secolo a.C.) il tempio è di carattere egittizzante, con architrave orizzontale, gola egizia, oltre a elementi quali serpenti urei e scarabei alati, mentre successivamente l’edificio assume un aspetto più classico con il frontoncino triangolare derivato dal mondo ellenico.

 

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