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#iorestoacasa dal Museo Archeologico di Cagliari puntata 7

Il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari aderisce alla campagna #iorestoacasa, promossa dal MIBACT e vi guida virtualmente attraverso il suo percorso cronologico.

Oggi parleremo dell’Età del Rame, periodo che deve il suo nome alla diffusione di questo metallo, che in Sardegna inizia gradualmente alla fine del Neolitico, a partire da circa 3300 anni prima di Cristo.
I primi sviluppi della metallurgia del rame coincidono con la facies sub-Ozieri, così denominata proprio per la sua sostanziale continuità con la precedente cultura di Ozieri, e continua con le culture di Abealzu e Filigosa.
Nella vetrina di oggi, la quarta del percorso cronologico, è testimoniata la transizione fra Neolitico e prime fasi dell’età del rame. Reperti ancora legati all’età della pietra provengono dai medesimi contesti degli oggetti “nuovi” di metallo. È il caso del corredo funerario della sepoltura di Serra Cannigas a Villagreca composto da alcuni anellini in rame e argento e una lama di pugnaletto in rame associati a punte di freccia in ossidiana di tradizione neolitica. L’archeologo Giovanni Lilliu scrive: «la tomba A di Serra Cannigas ha forma a forno e conteneva parecchi defunti, di età e sesso diversi, taluni – sembrerebbe – semicombusti. I maschi erano corredati di frecce in ossidiana e pugnali di rame, le donne, oltre che da fuseruole e pesi da telaio, da gioielli, collane di conchiglie e anelli di rame e argento ancora infilati nelle falangi combuste.»
Sono abbondanti i piccoli vasetti (miniaturistici) da contesti funerari, dal significato cultuale e generalmente dalla superficie inornata.
La maggior parte degli idoli femminili detti a traforo provengono da sepolture, come le bellissime dee madri dalla necropoli di Porto Ferro (Alghero). Sono ancora rappresentazioni della dea madre, simbolo di fertilità e augurio di rinascita.
Sempre all’ambito del culto funerario rimanda la conchiglia con incrostazioni di ocra rossa di cui parleremo nel prossimo appuntamento.

 

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