Bentornati al nostro tour virtuale tra i reperti del Museo Archeologico di Cagliari.
Oggi vi mostreremo da vicino alcuni reperti dalla necropoli di San Giorgio a Portoscuso.
Il sito fu rinvenuto casualmente nel 1990, durante lavori per la costruzione di un impianto di depurazione, che hanno danneggiato e quasi completamente distrutto parte delle sepolture. Si tratta di una piccola necropoli con tombe ad incinerazione, secondo il rituale funerario prevalente in età fenicia. Le ceneri dei defunti erano conservate all’interno di anfore vinarie da trasporto riutilizzate e poste all’interno di una cista litica, ossia una piccola fossa scavata nel terreno e rivestita da lastre di pietra sul fondo e sulle pareti e chiusa da un coperchio sempre in pietra.
L’uso di anfore vinarie non è sicuramente casuale, ma si ricollega all’ideologia del banchetto e al consumo rituale del vino all’interno delle cerimonie funebri. Le anfore di San Giorgio mostrano come coperchio coppe da vino per rafforzare ulteriormente questo legame rituale.
I corredi funerari erano costituti da brocche bilobate, legate all’offerta del vino e da brocche con orlo a fungo, recipienti di balsami e oli profumati con i quali veniva cosparso il corpo del defunto. In alcune sepolture erano presenti anche altri vasi, gioielli in argento e bronzo e armi in ferro, testimonianza della sepoltura di maschi adulti.
Non abbiamo notizie riguardanti l’abitato a cui doveva fare riferimento questa piccola necropoli. Secondo alcuni, l’insediamento doveva essere nelle vicinanze, come avveniva di solito, secondo altri la necropoli di San Giorgio era collegata a Monte Sirai (Carbonia) e in particolare alle presenze fenicie all’interno del nuraghe Sirai. Quel che è certo è che San Giorgio è, allo stato attuale delle conoscenze, la più antica necropoli fenicia in Sardegna, nata per l’esigenza di dare sepoltura ad «un nucleo di Fenici che potremmo considerare i pionieri della sedentarizzazione».
Non a caso comunque la più antica città fenicia in Sardegna è Sulci (Sant’Antioco), anch’essa posizionata all’ingresso del bacino metallifero del Sulcis, zona chiaramente di elevato interesse per i mercanti orientali.
Torniamo ai nostri reperti e in particolare alle brocchette con l’orlo a fungo (orlo circolare espanso) che mostrano una forma con corpo globulare e collo tubolare, sinora non conosciuta nell’isola, mentre è nota in altre parti del Mediterraneo soprattutto orientale. Questo elemento, assieme alla superficie dei vasi che presentano un ingobbio rosso (la cosiddetta red-slip) di notevole livello qualitativo, porta a ritenerli dirette importazioni orientali, datando la necropoli addirittura ad una fase precedente al primo impianto abitativo di Sulci, e quindi antecedente la metà dell’8° secolo a.C.
immagini dal Progetto Corpora delle Antichità della Sardegna – ph. Luigi Olivari 2010