Bentornati ad un nuovo appuntamento con il nostro tour virtuale del Museo Archeologico di Cagliari che ci consente di raccontarvi passo passo la nostra esposizione, facendovi conoscere e vedere da vicino i nostri reperti.
Oggi vi mostriamo la vetrina in cui sono esposti i reperti ritrovati nel territorio di Portoscuso nel Sulcis.
Si tratta di ritrovamenti fatti nel sito neolitico di Su Stangioni ‘e su Sali e nella necropoli fenicia di San Giorgio.
Il sito di Su Stangioni è stato oggetto di un’intensa frequentazione nel Neolitico Antico (6000-4800 a.C. circa), ma le testimonianze archeologiche purtroppo sono state notevolmente danneggiate da lavori collegati al vicino centro industriale di Portovesme, nonché dall’asportazione di massicci quantitativi di sabbia.
Ciò che è rimasto consente tuttavia, di ritenere che a Su Stangioni esistesse una vasta stazione all’aperto, priva di strutture stabili che doveva, verosimilmente, costituire un’alternativa stagionale ai numerosi anfratti rocciosi dei quali è ricca la regione.
I reperti ceramici rinvenuti in ricerche di superficie e in alcune indagini di scavo mostrano la tipica decorazione ottenuta imprimendo sull’argilla prima della cottura, il bordo di una conchiglia, in genere cardium edule, da cui il nome “cardiale”, dato alla più antica produzione ceramica della Sardegna e di tutto il bacino occidentale del Mediterraneo.
Una pentola parzialmente ricostruita mostra una decorazione finora sconosciuta, qui il motivo decorativo a onde è stato ottenuto strisciando il bordo di una conchiglia o di uno strumento dentellato.
Oltre alle ceramiche sono stati ritrovati una serie di piccoli strumenti in ossidiana e in diaspro. Erano utilizzati come armature di freccia o come elementi di strumenti compositi di tradizione mesolitica, quali arpioni.
Quasi tutti i materiali rinvenuti a Su Stangioni sono inquadrabili nella fase più remota del Neolitico Antico, quella chiamata di Su Carroppu (6° millennio a.C.).
Un frammento con ansa a maniglia e cordone in rilievo ed alcuni microliti indicano una frequentazione seppur sporadica nella fase di Filiestru-Grotta Verde del V millennio a.C. sempre all’interno del Neolitico Antico.
Il sito risulta essere stato frequentato anche in una fase più recente del Neolitico, durante la cultura di San Ciriaco e fino all’età del Bronzo antico, a cui risale una delle poche capanne in muratura conosciute per la facies di Corona Moltana. Si tratta di una capanna rettangolare absidata con zoccolo di piccole pietre forse legate con malta di fango.
Nel territorio di Portoscuso negli anni ‘90 fu rinvenuto casualmente un importantissimo sito, che ci offre una testimonianza importantissima sulla prima presenza fenicia in Sardegna.
La piccola necropoli di San Giorgio è costituita da tombe a incenerazione in cassone di lastre di pietra, in cui le ceneri dei defunti erano deposte all’interno di anfore commerciali riutilizzate accompagnate da modesti corredi funerari. Abitualmente il corredo era costituito da una brocchetta con orlo a fungo ed una brocchetta lobata cui si potevano aggiungere un piatto, altre brocchette o monili di argento e talora anche armi in ferro.
La peculiarità di questa necropoli è data dalla sua datazione antecedente alla metà dell’8° secolo a.C., ossia prima dell’impianto abitativo di Sulci, ritenuta la più antica fondazione fenicia. San Giorgio potrebbe essere quindi un sepolcreto di «un nucleo di Fenici che potremmo considerare i pionieri della sedentarizzazione».