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#racconti dal Museo Archeologico di Cagliari. Puntata 63

Il tour virtuale del Museo Archeologico di Cagliari riprende oggi dal secondo piano espositivo, dove vi raccontiamo la vetrina che contiene i reperti provenienti da due paesi del Sulcis, Narcao e Santadi.

Sono esposti kernophoroi, piccoli busti usati come bruciaprofumi, statuine e busti della dea Demetra, lucerne e altri oggetti votivi, tutti provenienti dal santuario di Strumpu Bagoi, ritrovato negli anni 1971-73 nei pressi di Terreseo, frazione del comune di Narcao.

Il piccolo luogo di culto campestre presenta un pozzo e a fianco una piccola edicola pavimentata in cocciopesto, cui era connesso un piccolo vano in cui venne rinvenuta una grande quantità di ceneri con ossi e denti di suini.
Nel vano trovava posto un piccolo altare al di sotto del quale era posto un deposito votivo con vasetti, una lucerna, alcune kernophoroi ed una statuetta, assieme ad una moneta di C. Cassius Celer, magistrato monetale nel 15 a.C. Il deposito è così databile dopo tale data.
La restante parte delle offerte votive è stata rinvenuta nella parte esterna alle strutture, dove erano collocati sei piccoli altari.

Il resto della vetrina è dedicata a reperti provenienti da Santadi.
Si tratta di oggetti di corredo rinvenuti durante gli scavi degli anni ‘70, condotti nella necropoli fenicia di Pani Loriga. Lo scavo portò alla luce una serie di tombe a incinerazione, datate alla prima metà del 6° sec. a.C.. Costante appare la presenza delle brocchette con orlo a fungo e bilobato, sovente assieme al piatto. L’aryballos (unguentario di forma sferica) di produzione etrusca imitante modelli corinzi, conferma la cronologia della necropoli, in cui si rinvengono anche oggetti di ornamento personale, come la collana esposta. La posizione del sito, posto nell’entroterra, lo rivela funzionale al controllo di parte del territorio sulcitano, ricco di risorse metallifere.

Da Pani Loriga oltre ai materiali fenici e punici, provengono anche oggetti che si riferiscono ad una frequentazione più tarda, alto-medievale, con il campanello in bronzo della vetrina, databile genericamente al 6° sec. d.C.
Altri reperti bizantini furono ritrovati casualmente nel corso di lavori di aratura avvenuti nel 1972. Si trattava di oggetti di corredo di una sepoltura a fossa rivestita da lastroni di scisto, in cui era deposto un unico inumato con il suo modesto corredo: brocchette in argilla rossiccia rivestita da una ingubbiatura più chiara ed una bassa scodella decorata con steccature a stralucido che formano motivi a fasce oblique ed a graticcio. La tomba di Barrua ‘e basciu è datata al 6° sec. d.C. sulla base delle caratteristiche degli oggetti del corredo.

 

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