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#racconti dal Museo Archeologico di Cagliari. Puntata 59

Bentornati al nostro tour virtuale tra le vetrine del Museo Archeologico di Cagliari!

Oggi vi portiamo al secondo piano dell’esposizione, davanti alla vetrina dedicata ai reperti provenienti da Guspini e Arbus.

Dalla Miniera di Montevecchio a Guspini provengono una serie di oggetti metallici di età romana, rinvenuti casualmente nella zona e acquistati dal Museo nel 1937.
I secchi in rame, legati alla catena di una ruota verticale, erano utilizzati per sollevare l’acqua che invadeva i condotti della miniera.

Sempre dal territorio di Guspini, ma dalla città di Neapolis, situata sulle sponde dello stagno di Marceddì, sono stati rinvenuti frammenti ceramici che indicano una vita a partire almeno dagli inizi del 6° sec. a.C., oltre a tracce che segnalano una presenza umana anche di epoca preistorica e protostorica.
Il centro urbano dovette essere fondato dai Fenici, ma il suo massimo sviluppo si ebbe in epoca punica. La ceramica di produzione attica è abbondantemente rappresentata sia quella decorata a figure nere che quella a figure rosse.
Sono stati rinvenuti anche molti oggetti che si riferiscono alla stipe votiva (4°-2° secolo a.C.) dedicata ad una divinità salutifera. Le statuette dei devoti indicano con le mani parti del corpo di cui chiedono la guarigione.

Nella primavera del 1925 ad Arbus fu scoperta la tomba di Funtanazza in occasione dei lavori di costruzione di una casa colonica. L’allora Soprintendente Antonio Taramelli eseguì lo scavo della camera sepolcrale dove recuperò quattro vasetti di età nuragica, oltre a frammenti e monete di età punica e romana che documentano un riutilizzo della tomba in età storica.
I danneggiamenti subiti al momento della scoperta rendono difficile capire nella sua totalità la planimetria della tomba, che si presentava realizzata con grandi blocchi di calcare ben sagomati e coperta da lastre.
Dai reperti trovati all’interno si può far risalire la realizzazione della tomba al Bronzo finale.

 

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