Bentornati al nuovo appuntamento alla scoperta del nostro percorso espositivo e delle vetrine del Museo Archeologico di Cagliari.
Oggi vi mostreremo la vetrina in cui sono esposti i reperti che provengono dai paesi di Goni, Siurgus Donigala e Sant’Andrea Frius.
Uno dei siti archeologici più noti del territorio di Goni è la necropoli di Pranu Mutteddu. L’esplorazione archeologica sull’altopiano, situato a 2 chilometri circa dal paese ha evidenziato un’estesa necropoli con tombe a circolo e un grande numero di menhir disposti a coppie o in piccoli gruppi, ma anche in allineamenti.
Tutti i monumenti della necropoli, nonostante le violazioni antiche e recenti, hanno restituito reperti della cultura di Ozieri del Neolitico recente e finale (4100 e 3500 anni a.C.). Oltre alle caratteristiche ceramiche, compaiono strumenti in ossidiana e in selce e alcuni elementi di collana in argento.
A Sant’Andrea Frius nel 1936, furono casualmente rinvenute due sepolture di età romana che hanno restituito corredi databili al 3° sec. d.C. Sono presenti piccoli recipienti in vetro, ceramiche di produzione locale, fra le quali una particolare tipologia di brocchette, e lucerne e tazze con ansa unica di forma insolita.
Da Siurgus Donigala provengono vari reperti: due asce in bronzo di età nuragica, provenienti dalla collezione Timon, ma di contesto sconosciuto, anche se potrebbero essere pertinenti ad un tempio a pozzo segnalato da Antonio Taramelli all’inizio del secolo.
Sempre a Siurgus nel secolo scorso fu oggetto di scavo il deposito votivo di Linna Pertunta, costituito da un ambiente interrato realizzato in blocchi squadrati. Gli oggetti che vi furono recuperati abbracciano un arco temporale molto vasto che va dal V secolo a.C. all’altomedioevo. La maggior parte dei reperti è però di età punica e romana repubblicana. Si tratta di statuine di ispirazione ellenistica, mascherine di gusto prettamente locale come quelle di Mitza Salamu a Dolianova e votivi anatomici (piedi e mani).
Nel nuraghe Su Nuraxi di Siurgus Donigala, fu condotto nel 1983 uno scavo che ha evidenziato il riutilizzo a scopi funerari in età tardoantica. L’interno della torre principale infatti ospitò i resti di almeno 15 individui, dei quali sono stati ritrovati parte dei resti scheletrici e degli oggetti di corredo personale: fibbie in bronzo, orecchini, vaghi di collana in pasta vitrea, una moneta d’argento di età giustinianea (552-565 d.C.).