Nell’ambito della campagna del MIBACT #iorestoacasa scoprite con noi i magnifici reperti ospitati nel Museo Archeologico di Cagliari.
Oggi apriremo la seconda vetrina del percorso cronologico del Museo Archeologico di Cagliari per mostrarvi un reperto proveniente da Mogoro.
Si tratta di un cosiddetto vaso a cestello, con corpo troncoconico con pareti leggermente concave e svasato verso l’orlo. È una forma fra le più tipiche della cultura neolitica di Ozieri datata fra 4100 e 3500 anni prima di Cristo.
Il vasetto fu rinvenuto insieme ad un altro vaso di uguale forma e dimensioni maggiori, in un fondo di capanna dell’abitato preistorico di Puistéris, noto per essere una delle officine di lavorazione dell’ossidiana del Monte Arci. L’aspetto della stazione di Puistéris è così descritto su Studi Sardi da Cornelio Puxeddu alla metà degli anni ’50: «Il terreno, spoglio di qualsiasi vegetazione, ma intensamente coltivato a frumento, nereggia addirittura per la grande quantità di frammenti e nuclei di ossidiana.»
Possiamo quindi pensare che la prosperità di questo insediamento composto da più di 200 capanne, fosse decisamente legata alla vicinanza ai giacimenti di questa materia prima rara e di grande valore nella preistoria.
La decorazione del vasetto a cestello è elaborata e rispecchia lo stile della cultura di Ozieri. Due linee nette, sotto l’orlo e sopra il fondo sembrano delimitare la zona decorata con un motivo a spirali sulle pareti e semicerchi concentrici sul fondo. Il motivo è ottenuto dall’alternanza tra la decorazione incisa a tratteggio, sottolineata da incrostazioni di ocra rossa e pasta bianca, e la superficie nera lucida che appare nelle zone risparmiate. La presenza dell’ocra rossa ha valore simbolico, richiamando il colore del sangue e la sua forza vitale e rigenerante.
Sotto l’orlo sono presenti due fori che permettevano forse di appendere il vaso.
Il vasetto di Puistéris, reperto emblematico dell’ultima fase del Neolitico sardo è stato scelto per il percorso tattile del Museo, realizzato nell’ambito del progetto di accessibilità “Museo Liquido”. Copie in resina ottenute con stampa 3D a partire da scansioni dei reperti originali tramite laser scanner, sono a disposizione dei visitatori per permettere, tramite il tatto, un’esperienza museale sempre più coinvolgente.