Bentornati, continua il nostro viaggio virtuale tra i reperti del Museo Archeologico di Cagliari.
Oggi parliamo dell’arrivo dei Romani in Sardegna, che nel 238 a. C. sostituirono i Cartaginesi nel controllo dell’isola.
Con le vetrine aperte possiamo osservare più da vicino i reperti che risalgono proprio ad età repubblicana.
La romanizzazione dell’isola passa attraverso i negotiatores e i mercatores italici, commercianti, e i publicani, appaltatori delle tasse che giungono per affari già all’indomani della costituzione della provincia romana di Sardegna e Corsica.
L’urna in piombo esposta in vetrina testimonia la diversità di rituale funerario rispetto all’inumazione praticata in ambito punico e sempre all’ambito funerario rimandano gli strigili, facenti parte di un corredo e gli unguentari fusiformi, contenitori per olii utilizzati nei rituali.
Fra i manufatti ceramici che maggiormente mostrano la diffusione della moda di “vivere alla romana” sono i piatti e le ciotole in ceramica a vernice nera “campana A”, di produzione sud italica, forme legate al consumo di cibi e soprattutto di bevande. La campana A si diffonde massicciamente in Sardegna nel 2° secolo e nei primi decenni del successivo e contemporaneamente proliferano le officine isolane dove vengono prodotte le imitazioni.
Alla religione romana sono legati la statuetta in bronzo di Ercole con pelle di leone, proveniente da Posada, l’erote su cigno e il togato in terracotta con pendente a crescente lunare.