Il Museo Archeologico di Cagliari aderisce alla campagna promossa dal MIBACT #iorestoacasa offrendo agli utenti la possibilità di visitare virtualmente il suo percorso cronologico.
Oggi parleremo della seconda vetrina del percorso cronologico in cui sono esposti i reperti legati alla cultura di Ozieri, anche chiamata cultura di San Michele, dal nome del colle e della grotta esplorata nel 1914 da Antonio Taramelli, Soprintendente per le Antichità della Sardegna per un trentennio.
Questa cultura, datata fra 4100 e 3500 anni prima di Cristo, si diffuse in tutta l’isola, caratterizzandosi per l’architettura megalitica, le ceramiche decorate, gli strumenti di accurata fattura, le statuine di dea madre e testimoniando un grande incremento demografico.
Nella nostra vetrina spiccano vasi e contenitori in terracotta decorati con motivi geometrici elaborati incisi e sottolineati da incrostazioni di pasta bianca e ocra rossa. Fra le forme caratteristiche notiamo i vasi a cestello e le pissidi. Compaiono i vasi tripodi di varie dimensioni privi di decorazione, utilizzati per la cottura dei cibi sul fuoco.
Un “picco da scavo” in pietra dalla necropoli di Anghelu Ruju ad Alghero testimonia la presenza in tutta la Sardegna di migliaia di grotticelle artificiali, chiamate domus de janas. Letteralmente ‘case delle fate o delle streghe’ (dal sardo > domu, ‘casa’ e jana, ‘fata, strega’) sono tombe scavate nella roccia, che sembrano riprodurre fedelmente alcuni elementi tipici delle abitazioni coeve, come ad esempio porte, architravi, nicchie e zoccolature.
L’intero ripiano inferiore è occupato da altri strumenti, punte di freccia in ossidiana, lame in selce, un macinello e un pestello e accettine in pietra levigata, di cui una con immanicatura in corno dalla collezione Gouin proveniente da Lac de Bienne, Svizzera.