#iorestoacasa – La cultura non si ferma è la campagna del MIBACT che ci permette di rimanere in contatto con l’arte e la cultura anche in questa difficile circostanza.
Oggi il tour virtuale del Museo Archeologico di Cagliari fa tappa davanti all’undicesima vetrina del percorso cronologico, in cui sono esposti reperti in bronzo provenienti dal villaggio santuario di Abini, in territorio di Teti.
Il santuario o “l’insediamento di santuario” come Paolo Bernardini definisce i nuovi modelli santuariali che nascono e si diffondono nell’età del Ferro (tra il 10° e il 7° avanti Cristo), era caratterizzato da un’area dedicata al culto e alle attività cerimoniali, il cui fulcro era il pozzo sacro. Qui i devoti portavano le loro offerte, bronzetti, spade, oggetti di metallo raffinati e preziosi.
A sud del santuario si trova il villaggio, costituito da una trentina di capanne per lo più di pianta circolare, indagate tra il 1929 e il 1930 da Antonio Taramelli.
La scorsa settimana abbiamo parlato dei bronzetti e delle spade votive rinvenute in questo importante e ricco sito nuragico della Barbagia di Ollolai. Oggi ci dedichiamo agli altri oggetti di bronzo che i fedeli donavano nel santuario.
Molto abbondanti erano i pugnali con presa a lingua che dovevano avere il manico in osso o altro materiale deperibile, alcuni ancora con i chiodi di fissaggio. C’erano poi pugnali con il manico fuso, spilloni e stiletti di varie fogge, pugnaletti votivi miniaturistici dalla caratteristica forma ad elsa gammata raffigurati sul petto di tanti bronzetti, come il capotribù di cui abbiamo parlato lo scorso venerdì.
Tra le offerte c’erano anche asce a margini rialzati e lance delle quali sono rimaste solo le punte a lama fogliata e i terminali, poi bottoni che richiamano da vicino quelli degli abiti tradizionali sardi, parte di uno specchio in bronzo e manici con raffigurazioni di buoi che vedremo meglio nel prossimo appuntamento.