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Oggi osserveremo da vicino un reperto proveniente dalla Grotta Pirosu – Su Benatzu, presso Santadi, esposto nel percorso cronologico del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
Si tratta di un vaso a colletto dalla superficie liscia e lucida con la singolare caratteristica di avere un’ansa riparata in antico con una fascia in piombo. Nel momento in cui una delle anse si ruppe fu operata un’azione di restauro per mantenere operativo il recipiente.
Il vaso era parte del deposito votivo della Grotta Pirosu, composto da 1500 recipienti in ceramica e oltre un centinaio di strumenti, armi, ornamenti e altri oggetti in rame, argento e oro.
Tutti questi oggetti erano offerte lasciate nel santuario, una vasta sala con concrezioni e pozze d’acqua all’interno della grotta ad almeno 100 m dall’ingresso. Una stalagmite tagliata fungeva da altare sul quale erano posate le offerte più preziose, come un tripode in bronzo finemente decorato. Davanti all’altare si trovava un pozzetto d’acqua, utilizzato forse per il rituale e vicino un focolare, il cui utilizzo prolungato ha annerito l’ambiente.
I numerosissimi recipienti in terracotta potevano aver valore in sé, ma più probabilmente era il loro contenuto ad essere offerto nel luogo di culto.
Il santuario di Su Benatzu fu frequentato durante tutto l’arco temporale coperto dalla civiltà nuragica, fin dall’età del Bronzo medio, come testimonia la quantità di offerte ed ex voto raccolti all’interno della grotta.