Il nostro viaggio virtuale vi accompagnerà oggi alla scoperta dei reperti della civiltà nuragica, nell’ambito della campagna promossa dal MIBACT #iorestoacasa
Siamo giunti all’ottava vetrina del percorso cronologico del Museo Archeologico di Cagliari in cui troviamo i reperti dell’età del Bronzo Recente e Finale, periodo datato tra il 1350 e il 930 avanti Cristo.
Sono molto abbondanti le olle a colletto dal corpo globulare, con due o quattro anse. Questa forma ceramica era destinata a contenere e trasportare cibi solidi e liquidi sia in ambito domestico che cultuale, come quelle (alcune di dimensioni miniaturistiche) dalla Grotta Pirosu – Su Benatzu a Santadi. Le superfici delle olle e delle altre ceramiche, come ciotole e coppette, da questa grotta-santuario sono lisce e lucidate ed evidentemente di buona fattura tanto da richiedere interventi di riparazione piuttosto che sostituzioni, in caso di danneggiamenti…ma di questo parleremo la prossima volta!
Alla fine dell’età del Bronzo compaiono nuove forme ceramiche legate ai contatti che intercorrono tra le genti nuragiche e le culture tirreniche ed egee. Sono le brocche askoidi, vasi ad un’ansa con collo lungo e inclinato e spesso dal corpo decorato, legate al consumo del vino e al rituale del convivio.
Dal Mediterraneo orientale provengono anche frammenti di ceramica micenea, abbondantissimi nel nuraghe Antigori di Sarroch e la testina di guerriero in avorio da Mitza Purdia, territorio di Decimoputzu.
Il metallo è largamente utilizzato per strumenti e armi, come testimoniato anche dal ritrovamento nel villaggio di Santa Cristina a Paulilatino, all’interno di un recipiente coperto da una lastra, di panelle di rame e altri frustoli destinati alla fusione. Nonostante lo sviluppo della metallurgia, la pietra è ancora utilizzata per utensili come asce scanalate e teste di mazza.