Il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari aderisce alla campagna del MIBACT #iorestoacasa – la cultura non si ferma, raccontando virtualmente i propri reperti
Iniziamo questa settimana con una nuova tappa del nostro tour virtuale tra le vetrine del Museo Archeologico di Cagliari soffermandoci sui reperti risalenti all’età del Bronzo medio.
È in questo periodo intorno al 1700 a.C. che ha inizio la civiltà nuragica. Il suo nome deriva dal monumento-simbolo, il nuraghe, l’edificio ad una o a più torri edificato con grosse pietre senza l’uso di leganti. Questa costruzione caratterizza tuttora il paesaggio rurale sardo con la sua presenza costante e capillare. Sono stati censiti infatti oltre 7000 nuraghi tra monotorre, complessi e i loro antenati, i protonuraghi, anche chiamati nuraghi a corridoio.
L’importanza di questo periodo della protostoria sarda è evidenziato anche dall’uso del termine “civiltà”, al posto del vocabolo “cultura” utilizzato nel Neolitico e nell’età del Rame, che fa riferimento ad un popolo unificato dalla lingua e da usi, culti e rituali elaborati ed omogenei.
La vetrina del Bronzo medio raccoglie prevalentemente ceramiche di cui sono molto interessanti le grandi olle a tesa interna, decorate con bugne e fasce in rilievo, provenienti dalla tomba dei giganti di San Cosimo nel comune di Gonnosfanadiga di cui parleremo meglio nel prossimo appuntamento.
Sono anche esposte numerose asce in bronzo a margini rialzati, forma di derivazione orientale, provenienti da varie località della Sardegna, delle quali le più interessanti sono state ritrovate in località Iscalas a Nule in provincia di Sassari accatastate ordinatamente a formare un piccolo tesoro.
Di fronte alla vetrina si trova un modellino di nuraghe monotorre, che mostra come dovevano presentarsi originariamente questi imponenti monumenti. Purtroppo nessun nuraghe è giunto fino a noi completo di coronamento superiore, ma conosciamo il loro aspetto grazie alle raffigurazioni realizzate in pietra, terracotta e bronzo dai nuragici stessi e grazie al ritrovamento dei “mensoloni”, le grandi pietre che reggevano il pavimento della terrazza aggettante.
Un modello di “tomba dei giganti”, la tipica sepoltura della civiltà nuragica, completa di sezione è esposta a fianco al nuraghe. Sono tombe collettive realizzate in pietra, con una fronte che racchiudeva un’area semicircolare dove si svolgevano i riti funerari e una lunga camera sepolcrale destinata ad accogliere decine di defunti.