L’ultima puntata dei racconti dal Museo è dedicata ai reperti provenienti dal sito di Monte Sirai, sorto come insediamento fenicio sul finire dell’8° secolo a.C., sul basso pianoro di fronte all’odierna città di Carbonia.
Durante la dominazione cartaginese della Sardegna, Monte Sirai conobbe una fase di crescita e fu anche dotata di una cerchia di mura.
Le abitazioni costruite sul pianoro erano organizzate in quartieri ordinati e paralleli. La tecnica edilizia è quella tipica del periodo punico (opus africanum): zoccolo in pietra, pareti in mattoni crudi e copertura in materiale deperibile.
All’età punica è da riferirsi anche il tofet, l’area sacra all’aperto, ben separata dall’abitato e dalle necropoli, presente in molte città fenicio-puniche del Mediterraneo Occidentale.
Il tofet di Monte Sirai si organizza in due terrazze collegate da una rampa: la terrazza inferiore ospita le urne contenenti ceneri dei bambini e di piccoli animali sacrificati, mentre al livello superiore sorge un piccolo sacello.
Nella necropoli cittadina il rituale funerario prevalente diventa in questo periodo l’inumazione all’interno di tombe a camera ipogeica con corridoio di accesso.
Nella vetrina è esposto il corredo di una di queste sepolture, la tomba 11, che ospitò numerose deposizioni lungo un arco temporale abbastanza ampio. All’interno furono ritrovati oltre un centinaio di oggetti riferiti a diversi periodi. I più antichi sono l’anfora e la coppa greco–orientali, databili al 6° secolo a.C., mentre al 5° secolo appartengono le coppe attiche a vernice nera e al 4° la brocchetta con bocca a cartoccio di produzione etrusca.
Il vasellame locale punico è caratterizzato da superfici levigate di colore rosso, sulle quali in alcuni casi si stende una particolare decorazione sovradipinta di colore bianco con occhi ed altri motivi ornamentali.