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La conferenza “Cagliari bizantina attraverso la Passio di Sant’Efisio” di Rossana Martorelli
24 maggio 2018

Al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari proseguono le conferenze che portano alla scoperta di temi e curiosità dell’archeologia e della cultura della Sardegna legate alla mostra “Efisio. Martirizzato dai romani, santificato dai cristiani, venerato dai contemporanei”.

Ieri sera è stata la volta della prof.ssa Rossana Martorelli, preside della Facoltà di Studi Umanistici e docente di Archeologia Cristiana e Medievale presso l’ateneo cagliaritano, nonché membro del comitato scientifico del museo, ruolo che le ha permesso di conoscere la mostra “Efisio” da vicino, fin dalla sua progettazione.

Tra i filoni di ricerca di Martorelli vi è lo studio delle vite dei santi, da cui, come ha dimostrato con il caso di Sant’Efisio, si possono trarre importanti informazioni utili alla storia, all’archeologia e alla topografia della Cagliari romana e bizantina.

Partendo dalle prime attestazioni che testimoniano la presenza di un culto a Nora prima della fine del settimo secolo, periodo dell’abbandono dell’abitato, Martorelli smentisce la tesi sostenuta da alcuni, che la Passio sia un’invenzione medievale. La versione più antica che si conserva risale al dodicesimo secolo, ma per l’archeologa il primo testo della Passio va fatto risalire all’età proto bizantina, con modifiche tra il nono e decimo secolo e successive integrazioni da parte dei monaci Vittorini. Ad avvalorare questa tesi vi sono dei particolari del testo che escludono la sua stesura in un’epoca troppo tarda, come l’indicazione di alcuni luoghi, il pretorio ed il tempio di Apollo, precedenti al dodicesimo secolo.

Le indicazioni topografiche assumono maggior rilievo messe a confronto con diverse versioni della Passio, quella dell’Archivio Arcidiocesano e quella della Biblioteca Apostolica Vaticana, ma anche con un’altra Passio, quella di San Saturnino. Vi sono poi le importanti scoperte archeologiche, come il suggestivo ritrovamento di un thesaurus sotto la chiesa di Sant’Eulalia, che fa pensare alla presenza di un vicino tempio, forse proprio quello citato dalla Passio. Altro fondamentale elemento è la citazione di dogmi teologici diffusi nell’epoca bizantina, temi troppo tardi per una stesura più antica in cui ancora non erano stati disputati e troppo precoci per una medievale quando si erano ormai superati.

In conclusione quindi, la Passio mette in evidenza importanti fattori: un culto del santo già presente sia a Nora che a Cagliari nel nono secolo, una Caralis fiorente che ancora occupava l’area del periodo romano e la possibilità di cogliere altri grandi contributi per la ricerca archeologica.

La conferenza ha messo in luce alcune delle indagini archeologiche tuttora in corso e analizzato molti particolari di diversi siti protagonisti del museo che ne ospita i reperti.

 

testo di Antonio Giorri

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