Giovedì 24 ottobre ore 18:00 vi aspettiamo presso la Basilica di San Saturnino in piazza San Cosimo a Cagliari per l’incontro “Il restauro come pratica di riconoscimento e restituzione: alcuni casi di studio”.
Maria Passeroni, Funzionaria Storica dell’arte della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la Città Metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna, terrà l’incontro nell’ambito della rassegna “Dialoghi di archeologia, architettura, arte e paesaggio” a cura di Maria Antonietta Mongiu e Francesco Muscolino.
Restaurare come restituire è parola antica quanto complessa. Significante, formatosi da vari apporti linguistici, nel corso del tempo corrisponde a pratiche e ad azioni differenti con obiettivi, talvolta, diversi e persino contrastanti. Il termine restaurare è composto da re, che significa di nuovo, e da instaurare, rendere solido. Sicché la pratica del restauro è storicizzabile quanto, naturalmente, lo sono gli esiti. Di fatto sia il momento storico a cui si riferisce sia le geografie in cui il manufatto è stato creato e, soprattutto, è oggetto di un intervento. Il dibattito, nel tempo, si è inoltre arricchito grazie agli strumenti scientifici e alle tecnologie e, infine, all’utilizzo delle discipline “dure”. Costituiscono un vasto campo disciplinare che va anche sotto il nome di diagnostica. Nel corso dei decenni svariate tipologie di materiali sono rientrate nella categoria degli oggetti da restaurare, oltrepassando il paradigma del riparare. È di grande interesse quanto è accaduto anche in Sardegna, specie negli ultimi decenni, dove sono stati eseguiti lavori di restauro di alcune opere d’arte ad opera di restauratori professionisti sotto la direzione della Soprintendenza ABAP delle province di Cagliari e Oristano o dei Musei nazionali di Cagliari. Filo conduttore anche della Lectio il concetto di “riconoscimento” nella duplice accezione dell’opera d’arte in sé e per sé, “nella sua doppia polarità, estetica e storica, in vista della sua trasmissione al futuro” (Cesare Brandi 1963) e come pratica essenziale per lo sviluppo dell’identità culturale e sociale di una comunità. In questo senso un caso esemplare è quello del recente restauro del venerato simulacro ligneo di Santa Maria di Uta. Le scelte critiche e operative di tutte le fasi dell’intervento sono state condivise dalla collettività in un’ottica di profondo rispetto per l’opera d’arte, nel suo grande interesse storico e artistico e prima ancora religioso. Nella convinzione che l’opera d’arte diventa tale non solo per l’intenzione del creatore, ma anche e soprattutto per il suo “riconoscimento” sociale da parte della comunità di riferimento, il restauro si configura come un momento di realizzazione, attraverso il tempo, del suo intrinseco e stratificato significato ovvero del suo senso.
L’incontro si terrà alle ore 18:00 presso la Basilica di San Saturnino oppure potrà essere seguito da remoto in diretta streaming su Facebook e YouTube.