Il sistema museale di Mont’e Prama nato nel 2014 presso il Museo Archeologico Nazionale di Cagliari e il Museo Civico “Marongiu” di Cabras dal titolo “Noi siamo Mont’e Prama” è stato preceduto da anni di lavoro, studio e preparazione. L’immane lavoro di restauro dei quasi 5200 frammenti delle sculture nuragiche ritrovati sul sito archeologico di Mont’e Prama, località a qualche chilometro da Cabras, ha richiesto la messa in campo di grandi risorse umane e finanziarie e ben 5 anni di tempo.
Lo scavo del sito fu portato avanti a più riprese tra il 1974, anno della scoperta ed il 1979, ma tutte queste quattro campagne furono brevi e portarono ad una conoscenza tutt’altro che completa del contesto. I reperti raccolti furono portati al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari ed alloggiati in gran parte nei depositi ad eccezione dei pezzi meglio conservati che vennero esposti fin dal 1975.
Solo nel 2005 grazie ai finanziamenti provenienti dall’Accordo di Programma Quadro in materia di Beni Culturali 2005-2006 fu possibile avviare il cantiere di restauro presso il Centro di Restauro di Li Punti – Sassari. Il laboratorio di restauro della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Sassari e Nuoro essendo dotato di ampi spazi ed attrezzature, si è rivelato il luogo adatto a questo grande progetto dato in appalto al CCA – Centro di Conservazione Archeologica di Roma.
Di ogni singolo frammento è stata elaborata una scheda digitale con dimensioni, peso, fotografie, stato di conservazione e numero identificativo. Il numero di inventario è stato riportato su ciascun pezzo, scritto con un fine pennino ed inchiostro di china su un sottile strato di smalto trasparente che rende la superficie della pietra non porosa ed evita che l’inchiostro penetri all’interno dei pori stessi.
La pietra è stata accuratamente pulita dalle incrostazioni terrose rimosse con l’utilizzo di bisturi, microincisori, aspiratori, piccoli scalpelli per i depositi più duri, pennellini, bastoncini ed acqua atomizzata.
Una volta portata a termine la fase di pulitura è iniziata la verifica di pertinenza dei frammenti, attività tipicamente archeologicache richiede occhio, pratica e confidenza con il materiale originale, momento di fondamentale importanza per la ricomposizione delle statue. Per facilitare quest’operazione i circa 5000 frammenti sono stati suddivisi per categorie, forma e aspetto, oltre che per materiale e per degrado e poi lentamente avvicinati per generare gruppi di similitudine sempre più ristretti. I frammenti combacianti sono stati tenuti assieme e ricongiunti tramite resine epossidiche opportunamente stuccate con malta a base di calce per ripristinare il cromatismo dellapietra.
Il risultato di questo gigantesco puzzle di pietra sono le 38 sculture rimesse in piedi tramite supporti progettati appositamente, costituiti da una struttura di 140 chilogrammi alta 2,10 metri. Attraverso un traliccio verticale e una serie di braccetti che fungono da punti di appoggio le sculture sono rette in posizione verticale senza l’uso di perni e di fori nel materiale originale.