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Il museo si racconta, la storia della Sardegna in 12 reperti
Donatella Mureddu inizia il suo racconto
18 novembre 2013

Vi presentiamo il dietro le quinte di “Il museo si racconta, la storia della Sardegna in 12 reperti”, un’iniziativa che nasce dalla collaborazione tra la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Cagliari e Oristano e la rete TCS Tele Costa Smeralda.

Si tratta di una serie di interviste racconto in cui vengono presentati dodici tra i reperti più significativi del Museo.

Questi piccoli ritratti vogliono essere un modo nuovo sia per far conoscere la ricchezza dei reperti che il Museo custodisce sia per far conoscere i professionisti che lavorano e/o collaborano con il Museo e con la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Cagliari e Oristano. Il loro lavoro corale, spesso dietro le quinte, è un contributo essenziale per la valorizzazione e la divulgazione delle collezioni esposte nel nostro Museo.

Le riprese sono state realizzate dalla giornalista Alessandra Addari e dalla sua equipe.

Ad inaugurare la serie la direttrice del Museo Donatella Mureddu, ci conduce attraverso la storia della Sardegna raccontata nelle sue vetrine, attraverso anche le diverse scelte espositive che hanno caratterizzato il Museo dalla sua inaugurazione avvenuta nel 1993 fino ad oggi.

Matteo Tatti ci conduce attraverso l’affascinante viaggio nella civiltà nuragica con il guerriero/demone con quattro occhi e quattro braccia proveniente dal santuario di Abini.

Nella terza puntata è di scena la Dott.ssa Emerenziana Usai che ci accompagna tra le dee madri preistoriche, che sono tra i reperti più importanti del Museo tanto da aver ispirato negli anni novanta l’architetto del Ministero per i Beni Culturali Nicola Maria Spagnoli, il quale, in ambito un progetto europeo, ha realizzato il logo del Museo. Nel suo racconto la Dott.ssa Usai si sofferma sulla statuina in calcarenite gialla, tipica della cultura di Bonu Ighinu, trovata nella tomba a pozzetto numero 386 della necropoli di Cuccuru is Arriu (Cabras). La statuina è stata trovata nella mano destra del defunto ed era velata da uno strato di ocra rossa.

Continuano le registrazioni, si cambia sala e ambiente culturale, Lara Sarritzu ci trasporta nel periodo fenicio punico descrivendoci la collana di Funtana Noa, altro bellissimo oggetto del Museo.

Questo splendido reperto in pasta vitrea del IV sec. a.C., esemplificativo del gusto e della raffinatezza fenicio- punica, proviene dalla necropoli di Funtana Noa di Olbia, dove fu trovata nel 1937 al collo di una defunta di una delle tomba a pozzo scavate da Teodoro “Doro” Levi.

Sempre Lara ci illustra la massiccia statua raffigurante il dio Bes che da il benvenuto ai visitatori del secondo piano del Museo Archeologico Nazionale. La statua venne rinvenuta da Antonio Taramelli durante gli scavi condotti tra il 1933-1934, scavi che hanno permesso l’esatta individuazione dell’antica città di Bithia.

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