Il reperto in oggetto proviene dalla località Cuccuru S’Arriu (Cabras), dove fu rinvenuto alla fine degli anni ’70 durante lo scavo condotto dalla Soprintendenza Archeologica per le province di Cagliari e Oristano in un’ampia necropoli ipogeica del Neolitico Medio (cultura di Bonu Ighinu). All’interno delle 19 tombe che formavano la necropoli furono ritrovate statuine femminili di stile volumetrico-naturalistico, appartenenti quindi ad una tipologia ampiamente attestata in varie località del Mediterraneo, fra le più note Malta, la Turchia, la Grecia la stessa penisola Italiana. Queste statuine presentano testa cilindrica e volumi di busto e cosce molto accentuati, la loro posizione è stante e le mani aperte lungo i fianchi. La nostra “dea madre” fu ritrovata nella tomba 386, una tomba a camera circolare scavata nell’arenaria con pozzetto verticale d’accesso. Questo esemplare spicca per eleganza e accuratezza, presenta un copricapo piatto tripartito, con copriorecchie decorati da un motivo di linee spezzate e semicerchi in rilievo. Dai copriorecchie pendono inoltre due bande sfrangiate che incorniciano il volto, mentre un’ulteriore banda scende dal copricapo sulla nuca.
La collocazione di questi idoletti all’interno delle tombe doveva far parte di un preciso rituale, che appare particolarmente ben documentato in un’altra sepoltura, la n. 387, anch’essa a pozzetto. L’unico defunto era deposto in posizione fetale con la statuina posizionata nella mano destra . Il corredo era disposto tutto attorno al corpo e all’interno di una ciotola furono ritrovate due conchiglie aperte incrostate di ocra rossa, le cui tracce erano presenti anche su scheletro e corredo, a testimonianza di un momento del rituale in cui il corpo del defunto ne veniva cosparso. Il colore rosso dell’ocra poteva richiamare quello del sangue e la sua forza vitale e rigenerante, mentre l’interpretazione del significato della presenza delle statuine femminili è questione complessa e dibattuta. Fra le ipotesi più diffuse c’è quella legata al nome di “dea madre”, che vede in questi idoli la rappresentazione di una divinità femminile depositaria del segreto della nascita e della morte,concepite come un ciclo ininterrotto in cui quest’ultima prelude alla prima.
Cronologia: 4800-4450 a. C. (da analisi al C14 calibrato condotte sugli scheletri)
Provenienza: Cabras (OR)