Il 12 maggio 2015 la Soprintendenza Archeologia della Sardegna ha avviato una nuova campagna di scavo nel sito di Mont’e Prama, tuttora in corso in questo momento.
Il progetto ha l’obiettivo di fondare l’interpretazione del sito e delle sculture su una base obiettiva e solida, quanto più possibile estesa e ragionata.
Come sempre in precedenza, l’area interessata dalla nuova campagna di scavo è quella del terreno di proprietà della Confraternita del Rosario di Cabras, amministrato dalla Curia Arcivescovile di Oristano e da questa concesso alla Soprintendenza per la ripresa delle indagini.
In questo momento (settembre 2015) è stato già raggiunto il primo obiettivo, consistente nel recupero e ripristino di tutta la lunga trincea degli scavi Bedini e Tronchetti (anni 1975-1979), che era stata ricolmata negli anni ’80 con terreno di riporto. La vecchia trincea è stata raccordata con quella del 2014; in tal modo il complesso funerario attraversa interamente l’area di ricerca per una lunghezza complessiva di circa 70 metri. All’estremità settentrionale dell’area, lo scavo ha rivelato nuove tombe con e senza lastra di copertura e un ulteriore breve tratto della discarica dei frammenti scultorei, che non era stato toccato né da Bedini né da Tronchetti. Ancora una volta, nessun elemento in situ ha chiarito la disposizione originaria delle sculture. Inoltre lo scotico superficiale è stato ampliato verso Est, soprattutto nel tratto della necropoli Tronchetti, rivelando ancora nuove tombe a pozzetto senza lastra di copertura.
Il secondo obiettivo è l’estensione della ricerca verso monte, al fine di indagare gli spazi occupati dai resti di strutture visibili o intuibili, definire l’organizzazione dell’area intorno alla necropoli e impostare ulteriori programmi di ricerca e valorizzazione. Quindi è stato avviato lo scavo di una grande struttura circolare nuragica, che sorge circa 20 metri a Ovest del settore più meridionale della necropoli, e dell’area circostante. L’edificio ha un diametro di circa m 8,80 all’esterno e di m 6 all’interno; l’ingresso è volto a Sud, in direzione quasi parallela alla fila di tombe. Lo spessore murario, le dimensioni, ma soprattutto l’imponenza e l’apparente isolamento della struttura e del cumulo di crollo, chiariscono che non può trattarsi di un semplice edificio di abitazione pertinente a un supposto insediamento. La natura e le funzioni originarie dell’edificio restano ignote, così come le sue eventuali relazioni con altri possibili ambienti, con la necropoli, con le sculture e col supposto percorso viario connesso; tuttavia si può proporre, in via del tutto preliminare, una funzione cerimoniale, non necessariamente religiosa in senso stretto.
Nel frattempo continua a suscitare grande interesse l’esposizione delle sculture nuragiche, che ha luogo nelle due sedi del Sistema Museale di Mont’e Prama.
Il Sistema Museale si propone di presentare il sito archeologico e le sculture di Mont’e Prama in tutta la complessità di un fenomeno unico in Sardegna, che tuttavia non costituisce solo un fatto locale, ma rappresenta un punto d’arrivo della civiltà nuragica dell’intera Isola.
Nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, dove i frammenti furono esposti fin dal momento della scoperta, ancor prima del restauro, le sculture di Mont’e Prama sono presentate nel contesto dell’Età del Ferro nuragica. Qui le grandi sculture in pietra (18 statue, 8 modelli di nuraghe, 7 betili e numerosi frammenti) e i reperti della necropoli dialogano con la folla variegata delle piccole statuine in bronzo, con le riproduzioni dei nuraghi in bronzo, pietra e terracotta, e con le altre manifestazioni rituali, votive e artistiche proprie del periodo di radicale trasformazione culturale che coinvolse tutta la Sardegna dopo la fine dell’era dei nuraghi.
Nel Museo Civico di Cabras sono presenti 6 statue e 4 modelli di nuraghe derivati dalle scoperte e dagli scavi del 1974-79, più una selezione dei rinvenimenti dello scavo del 2014 (5 statue, 1 modello di nuraghe e 2 betili). Qui le sculture di Mont’e Prama sono presentate nel quadro del divenire delle comunità umane del Sinis e del Campidano Maggiore, dalle più remote presenze prenuragiche alle espressioni della civiltà nuragica, dalla cultura sardo-fenicia e sardo-punica all’età romana.
Alessandro Usai