Giovedì 5 giugno ore 18:00 vi aspettiamo presso la Basilica di San Saturnino in piazza San Cosimo a Cagliari per l’incontro “La musica barocca, nostra contemporanea”.
Federico Fiorio, Sopranista e Maestro concertatore, terrà l’incontro nell’ambito della rassegna “Dialoghi di archeologia, architettura, arte e paesaggio” a cura di Maria Antonietta Mongiu e Francesco Muscolino.
Euterpe, musa della musica e della poesia, patrona di musei e luoghi della cultura con il progetto “La musa Euterpe nei luoghi della memoria ritrovata”, ha ripreso ad abitare i suoi naturali domicili che disertava da tempo. Eccola abitare l’ex Regio Museo in piazza Indipendenza, riaperto al pubblico dopo trent’anni; la Cittadella dei Musei, il Museo archeologico e la Pinacoteca; il Teatro dell’Arco. Ma anche la Basilica di Saturnino, fulcro della comunità cagliaritana e sarda. Perché è luogo che ha sedimentato, nelle pietre, suoni e accenti ancestrali; latini e medio ellenici, nelle varie declinazioni dell’Orbis bizantino e del monachesimo provenzale e italiano; pisani e genovesi; catalani e aragonesi; fino a quel barocco che qui come nei luoghi di margine ha generato capolavori. I Dialoghi di Archeologia Architettura Arte Paesaggio, organizzati dai Musei nazionali di Cagliari, vi hanno convocato i più autorevoli musicologi italiani ma, non diversamente, i musicisti eminenti della Sardegna per raccontare non tanto biografie quanto come la millenaria tradizione musicale della Sardegna abbia saputo essere contemporanea a ogni tempo, senza perdere senso. Ecco l’attualità della musica barocca che a Cagliari ha storia illustre e che si sta riprendendo la scena. Perché il barocco è luogo di sperimentazioni e di azzardi culturali. Registra la convivenza ossimorica degli opposti e, pertanto, la musica barocca continua a parlare con forza al pubblico contemporaneo con cui condivide, persino, il culto delle Pop Star. Nascono proprio allora. Si pensi ai castrati o alla scuola degli Spagnoletti presente a Cagliari nel Seicento. Che dire del ritorno alla monodia dalla polifonia; del recitar-cantando il cui rimando è nei rapper contemporanei. Ma soprattutto l’idea della rottura e dell’innovazione, presupposto di ogni estetica che poi diventerà classica. Uno sguardo a Monteverdi, sabato 31 maggio, magnificamente cantato in lingua sarda, secondo l’estetica del contrasto e la ricerca del senso. L’opera, con il barocco, diventa specchio della società con i suoi dilemmi morali, passioni estreme, fragilità, abuso di potere, fluidità e non corrispondenza tra il timbro vocale e il sesso. Si mette in scena il tema del travestimento e dell’amore omoerotico. La musica si fa strumentale con le sperimentazioni timbriche e tecniche, primi esempi di pantonalità e di accordi jazz. Pende un quesito: quanto dell’estetica barocca è presente nella monodia Pop? Infiniti gli esempi anche a casa nostra.