Giovedì 26 giugno ore 18:30 vi aspettiamo presso il Teatro dell’Arco in Via Porto Scalas 47, Torre degli Alberti a Cagliari per l’incontro “Il mondo antico nel secolo breve: Ranuccio Bianchi Bandinelli, Doro Levi, Giovanni Lilliu. Tre archeologi del Novecento nell’Università di Cagliari”.
Gianluca Scroccu Storico – Associato di Storia contemporanea Università di Cagliari, terrà l’incontro nell’ambito della rassegna “Dialoghi di archeologia, architettura, arte e paesaggio” a cura di Maria Antonietta Mongiu e Francesco Muscolino.
Genealogia è parola antica che significa studio dell’origine. Di grande attualità, grazie alle analisi del DNA e alla maggiore accessibilità degli Archivi. Sapere da dove si proviene era un’urgenza già nel mondo antico. L’origine si poteva riconoscere dalle pratiche religiose e funerarie e dagli oggetti che accompagnavano i defunti nelle sepolture, come racconta Pausania. Ecco perché i musei sono un’enciclopedia di genealogie il più delle volte anonime, parziali, e con infinite smagliature. Assai di recente abbiamo imparato altre possibili narrazioni, attraverso oggetti di uso comune e, per analogia, a viverci come discendenza di quanti quegli oggetti hanno costruito e usato. Abbiamo appreso che i musei non possono essere esposizioni di straordinari manufatti ma la ricostruzione, seppure parziale, di contesti di vita. Tre grandi archeologi ne sono stati maestri. Hanno contribuito a rifondare lo studio del mondo antico. Le loro biografie si sono interfacciate con la storia del Novecento, secolo breve i cui effetti perdurano. Sono Ranuccio Bianchi Bandinelli, Doro Levi, Giovanni Lilliu. Punto di incontro l’Università di Cagliari e il contesto storico-politico in cui vissero. Per Borges la storia è “misterioso gioco di scacchi [..] la cui scacchiera e i cui pezzi cambiano come in un sogno”. A significare complessità e intensità del labirintico alternarsi delle pratiche di recupero della memoria e della sua cancellazione. Riguardano non solo i procedimenti della ricostruzione storica ma pure gli eventi privati. Bianchi Bandinelli, Levi, Lilliu vissero nel secolo di Sigmund Freud che principiò la formalizzazione dello scavo che riporta in luce quanto si autoocculta. La nuova disciplina fu messa in relazione, dallo stesso Freud, con l’archeologia che, a sua volta, veniva codificata. Perché per riportare a livello di coscienza qualsiasi rimosso, privato o collettivo, sono necessarie precise regole e una cassetta degli attrezzi ben fornita. Non diversamente da quanto è necessario per la ricostruzione della memoria narrata da un oggetto che venga “scoperto” e dai metodi necessari per “portalo in luce”. Le due discipline hanno, più volte, messo in discussione consolidati paradigmi. Questi tre giganti dello studio del modo antico i paradigmi li hanno ribaltati, ripetutamente. Per questa ragione li dobbiamo celebrare e, costantemente, richiamare alla pubblica attenzione. Lo hanno fatto i Musei nazionali di Cagliari titolando la Rotonda d’ingresso dell’ex Regio Museo, un tempo porta d’accesso alla summa della memoria della Sardegna, Ianua Doro Levi; dedicando la grande sala con i materiali “preistorici” del vecchio museo a Giovanni Lilliu; e, infine, chiamando Dialoghi di Archeologia Architettura Arte Paesaggio le Lectiones nella basilica di San Saturnino e nel Teatro dell’arco, in connessione ideale con la Rivista Dialoghi di Archeologia, fondata da Bianchi Bandinelli nel 1967, a sua volta connessa con la nuova filosofia della storia fondata da Antonio Gramsci. Tutto questo per segnare un nuovo inizio della memoria ritrovata perché citando Oscar Wilde “Chiunque può fare la storia. Solo un grande uomo può scriverla”.