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Crónicas de Cerdeña procedentes de Zaragoza o Dei frammenti di storie dimenticate
Dialoghi di archeologia, architettura, arte e paesaggio23 gennaio 2025

Giovedì 23 gennaio ore 17:00 vi aspettiamo presso la Basilica di San Saturnino in piazza San Cosimo a Cagliari per l’incontro “Crónicas de Cerdeña procedentes de Zaragoza o Dei frammenti di storie dimenticate”.
Marco Antonio Scanu, Storico dell’Arte, Componente del gruppo di ricerca Polymathía (Gobierno de Aragón; Universidad de Zaragoza), terrà l’incontro nell’ambito della rassegna “Dialoghi di archeologia, architettura, arte e paesaggio” a cura di Maria Antonietta Mongiu e Francesco Muscolino.

 

Intensi i legami culturali e istituzionali fra il Regno di Sardegna e la città di Saragozza specie dal secondo Quattrocento. Perdurarono fino a tutto il XVII secolo. Li conosciamo poco. Diverse le cause della rimozione. Fra esse la perdita di interi nuclei archivistici, sia in Sardegna che in Aragona, da cui discende l’occultamento o la messa in ombra del ruolo di Saragozza che fu capitale di rilievo istituzionale per la Corona d’Aragona. A partire dalle Cortes di Fraga del 1460, l’isola e il Regno d’Aragona furono uniti per volere di Giovanni II da un destino comune. Ciò causò l’incremento delle relazioni di contesto feudale, verificabile nella famiglia Carroz o con il quarto Marchese di Oristano, Leonardo de Alagón. La ribellione del feudatario aragonese indusse la moltiplicazione, in Sardegna, dei territori di realengo, e un sistema di controllo da parte di Ferdinando il Cattolico, anche attraverso la rete di vescovi, diversi dei quali collegati all’arcivescovo di Saragozza Alonso de Aragón, figlio naturale di Ferdinando. Per tutti si ricordano Juan Crespo (chantre del Pilar e vescovo di Castro e di Ales in Sardegna), e Pedro Pilares, vescovo ausiliare nella diocesi di Saragozza ma anche vescovo di Dolia e arcivescovo di Cagliari. La circolazione culturale, grazie a queste figure, crebbe. Ne sono testimonianza un’aumentata sensibilità per l’arte; il restauro di antichi santuari tra cui San Saturnino di Cagliari; l’importazione di manufatti pittorici. Interessante il complesso fenomeno delle tavole riunite sotto il nome di Maestro di Castelsardo, recentemente legate al pittore saragozzano Jaime Lana, e contestuali al redreç istituzionale messo in atto dai Re Cattolici. È da ricondurre a queste dinamiche anche una nuova stagione costruttiva – metà del XVI secolo – che si invera nelle volte gotiche a cinque chiavi, a partire da due chiese francescane di Cagliari. In queste ebbero ruolo altrettante famiglie legate all’amministrazione regia. originarie dell’Aragona, i Ruecas e i Ram. Di questa narrazione fa parte la vicenda delle famiglie dei conversos che, dopo il 1492, furono definitivamente costrette a rinnegare la religione ebraica. Come ai tempi dei loro avi, continuarono a gravitare attorno al potere dei re e a ricoprire incarichi di grande prestigio. Fra la fine del XV secolo e la prima metà del successivo, gli ufficiali regi della cancelleria della Corona d’Aragona sono appartenenti all’immensa rete dei convertiti e molti di essi possiedono interessi e incarichi nel Regno di Sardegna. Si tratta di una complessa ricostruzione di contesto che mette in luce le misconosciute relazioni che l’isola mantenne con Saragozza anche dopo il Concilio di Trento. In quel tempo in tutto l’orbe cattolico si attivò il recupero delle radici paleocristiane con gli scavi nelle necropoli romane. Anche Cagliari ebbe la sua fase di scoperta di cuerpos santos: per iniziativa dell’arcivescovo Francisco d’Esquivel, che nel 1614 si diede avvio alle ricerche nella basilica di San Saturnino e in altre chiese. Con la costruzione della cripta o Santuario dei Martiri, nella cattedrale di Cagliari, venne dato lustro alla città con i Sancti Innumerabiles, calco degli Innumerabiles Martires del santuario di Santa Engracia a Saragozza. In questo modo, così come Cæsaraugusta – la colonia fondata da Augusto nel 14 a. C. – anche Cagliari prese a riecheggiare le riscoperte glorie martiriali di Roma. Le rotte seguite dalla distribuzione delle reliquie sarde evidenziano il permanere di contatti con la capitale aragonese ancora durante il Seicento, anche attraverso i viceré del Regno di Sardegna e i visitadores, importanti fiduciari del monarca, incaricati di relazionare riguardo alle intricate vicende sarde.

 

L’incontro si terrà alle ore 17:00 presso la Basilica di San Saturnino oppure potrà essere seguito da remoto in diretta streaming su Facebook e YouTube.

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