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#iorestoacasa dal Museo Archeologico di Cagliari puntata 5

Seguiteci nel viaggio virtuale attraverso il percorso cronologico del Museo Archeologico di Cagliari nell’ambito della campagna promossa dal MiBACT #iorestoacasa.

Oggi vedremo da vicino la terza vetrina, ancora dedicata al Neolitico recente e finale (4100-3500 prima di Cristo).
Sono qui esposte alcune fusaiole in terracotta di forma biconica; esse erano utilizzate come contrappeso a fusi di legno per la filatura. Le loro differenti dimensioni potrebbero essere legate alle caratteristiche delle fibre filate, ad esempio la lana, fibra più spessa o il lino e la canapa, più sottili.
La filatura e la tessitura erano attività praticate dalle donne e rimandano alla sfera femminile le raffigurazioni incise o plastiche (piccole bozze mammillari) sui pesi da telaio. Questi oggetti in terracotta dalle forme varie presentano piccoli fori circolari praticati prima dell’essiccatura dell’argilla, in cui venivano fatti passare i fili dell’ordito durante la tessitura al telaio verticale.

Nel Neolitico recente e finale la rappresentazione della dea madre assume lo stile detto cruciforme, per la forma che ricorda quella di una croce, oppure planare in quanto la figura risulta piatta, ed emergono in rilievo soltanto il naso triangolare, i piccoli seni e la sporgenza delle natiche.
Questa tipologia di statuette compare generalmente in associazione con la cultura di Ozieri, spesso in contesti funerari di sepolture in “domus de janas” come ad esempio nella necropoli di Anghelu Ruju di Alghero. L’esemplare più conosciuto e meglio conservato, oltre che di grande pregio proviene dal territorio di Senorbì, località “Turriga” dove fu ritrovata fortuitamente da un contadino e poi giunta al Museo Archeologico di Cagliari grazie all’interessamento del medico condotto del paese.

Nella vetrina sono esposti anche i reperti provenienti dai corredi funerari dai circoli megalitici della necropoli di Li Muri ad Arzachena. Si tratta di collane in pietra con centinaia di elementi levigati e forati, di oggetti sferici forati chiamati “pomi sferoidi” e interpretati come simboli di potere, di accettine in pietra levigata e di un pregiato vasetto in steatite con impugnature a rocchetto.

 

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