Esplora online da casa la bellezza del patrimonio culturale della Sardegna attraverso il tour virtuale del Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, nell’ambito della campagna #iorestoacasa promossa dal MIBACT.
La tappa di oggi del nostro tour del Museo Archeologico di Cagliari ci porta davanti alla vetrina dell’artigianato e dell’oreficeria di epoca fenicia e punica.
Oggi osserveremo da vicino questi piccoli capolavori.
Nell’età del Ferro tra 930 e 730 avanti Cristo i mercanti orientali in particolare navigano nel Mediterraneo occidentale, dove fondano empori e mercati. È in questo periodo che la frequentazione fenicia delle coste della Sardegna iniziata a scopo prevalentemente commerciale, diventa sempre più stabile con la fondazione di città, prima fra tutte la città di Sulki, l’attuale Sant’Antioco, risalente alla metà dell’8° secolo a.C., situata strategicamente vicino al polo metallifero del Sulcis Iglesiente.
Nel giro di due secoli nelle coste meridionale e occidentale della Sardegna si moltiplica la presenza fenicia, con insediamenti ben posizionati su promontori e dotati di approdi riparati, come Karaly (Cagliari), Nora, Bithia (Chia), Tharros, Othoca (Santa Giusta).
Con l’arrivo dei Cartaginesi e la loro presenza capillare sul territorio anche nell’entroterra, la cultura della Sardegna diventa fortemente punicizzata anche per ciò che riguarda le produzioni materiali e l’artigianato in metalli preziosi.
Nella vetrina uno dei reperti più famosi è la collana in pasta vitrea dalla necropoli Funtana Noa di Olbia a cui era associato nel corredo funerario uno specchio di bronzo di cui parleremo nel prossimo appuntamento.
Sono particolarmente abbondanti in epoca fenicia e punica gli amuleti e le raffigurazioni di divinità spesso di ambito egiziano con funzione protettiva e portafortuna. Troviamo piccoli ciondoli in pietra dura, in oro, argento o anche bronzo e i particolarissimi porta amuleti, cilindretti al cui interno erano custodite invocazioni e preghiere. Gli scarabei in diaspro verde con raffigurazioni divine e mitologiche erano incastonati su supporti d’oro per essere appesi o inseriti in anelli.