Per la prima volta Sant’Efisio, il santo forse più venerato della Sardegna, viene ospitato con una grande mostra nel più rilevante Museo Archeologico nazionale della Sardegna, con una lettura certamente inedita.
Tra il fervore della venerazione per il Santo, il più ampio programma per il riconoscimento della Festa quale patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO e la nascita di un cammino religioso, il Museo Archeologico nazionale di Cagliari ha ritenuto importante dare un proprio contributo, riconducendo le vicende del Santo al momento storico del martirio avvenuto nel 303 d.C., quando al tempo dell’imperatore Diocleziano il soldato Ephysius, venne mandato nella Kalares romana a combattere i cristiani.
Rifiutando le vesti di persecutore, Ephysius, dopo la visione di una croce di cristallo che gli rimarrà tracciata nella mano, si convertì al cristianesimo e per questo venne condannato, fustigato e infine martirizzato in riva al mare a Nora nell’area dell’attuale Pula.
Al Museo, Efisio diventato Santo, ritratto nella preziosa scultura settecentesca dell’artista A. G. Lonis, viene posto di fronte alle statue marmoree simboli del potere di Roma, ad evocare “idealmente” gli autori del suo martirio.
È un’occasione per il museo di raccontare meglio l’importante, e talvolta persino trascurato, periodo storico della Sardegna romana iniziato nel 238 a.C. al termine della prima guerra punica.
Il risultato viene espresso con una mostra che potrebbe definirsi “emozionale” anche perché, per lunghi tratti dell’esposizione, lo storytelling è condotto in prima persona dallo stesso Efisio.
Efisio, così affettuosamente chiamato da tutti, è uno di noi, uno che sta in mezzo alla gente, uno che si dona per la causa e per i suoi fedeli.
Efisio è l’unico che può raccontarci della Kalares del tempo, e sono i suoi occhi e il suo trasporto per la bellezza dei luoghi che ci raccontano di quanto osservava aggirandosi per gli stretti vicoli della città, disegnati dal sole sullo sfondo del mare.
Il racconto di Efisio e gli approfondimenti dei numerosi ricercatori che hanno collaborato alla mostra scorreranno nell’allestimento museale tra le dee madri neolitiche, i bronzi nuragici, i guerrieri di Mont ‘e Prama, le stele puniche, i reperti romani, le prime tracce del cristianesimo, i bassorilievi bizantini dell’isola di San Macario (Pula), esposti per la prima volta al museo, per giungere infine tra gli abiti della tradizione popolare e i preziosi cimeli custoditi dall’Arciconfraternita del Santo.
Buona visita
Roberto Concas
Direttore del Museo Archeologico nazionale di Cagliari